My first Magazine Animazione Sociale | Page 32

basta assicurargli teoricamente le libertà politiche, ma bisogna metterlo in condi- zione di potersene praticamente servire». Insomma, le libertà civili e politiche, per essere godute, hanno bisogno delle libertà sociali. Solo facendosi sociale la democrazia formale può trasformarsi in democrazia sostanziale. Questo è il punto. Felice Addario È la stessa linea di Thomas Marshall, in difficoltà, di nutrirsi in modo sano, ma importante anche perché in quello spazio fuori dall’aula noi ci possiamo incontrare, mangiamo le stesse cose, viviamo le stesse esperienze, ci sentiamo più vicini. Per cui i diritti sociali lo sono in un doppio senso: perché offrono condizioni basilari per vi- vere – avere una casa, l’accesso alle cure quando si sta male, la scuola per istruir- si... – e perché costruiscono condizioni di vita in comune che permettono di sentire quella ragazza offesa e indifesa sociologo, maestro negli studi sul welfare state. Anche lui, negli anni dopo la seconda guerra, sostenne che per essere pienamen- te cittadini non basta avere i diritti civili e neppure i diritti politici; bisogna avere anche i diritti sociali che sono quelli che «abilitano» a esercitare anche gli altri.  Chiara Saraceno ha ripreso queste te- matiche in un bell’articolo su Animazione Sociale (Perché il welfare è un bene comune, 289, 2015). I diritti sociali sono diritti abi- litanti la libertà perché – lei dice – se non ho ricevuto un’istruzione adeguata come posso esercitare la libertà civile di pensiero o il diritto politico di voto? Se sono troppo preso dal problema di capire come dar da mangiare ai miei figli, come posso essere libero di vivere la mia vita? Quello che vorrei aggiungere è che i diritti sociali non sono solo un sostegno alla libertà dei singoli, ma alla tenuta di una società. Prendiamo il caso del servi- zio mensa di cui parlava Eleonora: è un diritto importante perché permette a tutti i bambini, specie se provenienti da famiglie il legame con l’altro e riconoscerci parte di un noi più grande. Discutere di diritti oggi sembra diventato noioso. È un lessico del ’900, che non appassiona più. Come rimetterlo in gioco? Eleonora Artesio Il problema è che oggi, per ricostruire un alfabeto comune, ci vuole moltissimo coraggio. Perché siamo annichiliti dalla potenza delle parole usate con senso di- storto, urlate pubblicamente per strada e sui social. Si fa fatica a reagire. L’esempio terribile è quello accaduto di recente a Torino: l’uomo che sul pullman prende a calci la studentessa di colore in- sultandola con le solite frasi «torna a casa tua, cosa fai qui, è inutile che tu vada a scuola, tanto finirai sulla strada». E il resto dei passeggeri in silenzio di fronte a quella violenza. In questa scena io vedo tanti soggetti: quest’uomo, sulla sessantina, probabil-