My first Magazine Animazione Sociale | Page 24

Ma quando il gioco si fa difficile è estremamente impegnativo ammettere che nella posizione dell’al- tro ci sia una buona ragione e allora l’indifferenza arriva come una sospensione di una risonanza che oltre un certo livello diventa insopportabile. Se non ci chiediamo quali sono le «condizioni» di questa insopportabilità, diventa facile denunciare l’indifferenza e dire che dobbiamo essere capaci di accogliere le differenze, ma è un’affermazione ver- bale, per certi aspetti verbosa, così come è verboso predicare la condivisione a ogni costo, se non ci chiediamo quali sono le condizioni interne a ognu- no di noi ed esterne nelle relazioni che viviamo. E così, dentro un contesto diventato planetario, quanta condivisione possiamo permetterci, quanta condivisione possiamo realizzare e cosa intendiamo per condivisione? La parola, peraltro, è difficile per- ché ha dentro sia il cum dell’insieme sia il dividere. Il conflitto è il contrario della condivisione? Ebbene, la condivisione si connette certamente alla parola conflitto. Che cosa intendiamo per con- flitto se consideriamo il significato di questa parola e perché è opportuno connettere la condivisione al conflitto? Per conflitto intendo l’incontro tra diffe- renze di individuazione, di conoscenze, di interessi, di culture (4) , cioè le situazioni nelle quali abbiamo la posizione uno e la posizione due che, se trovano almeno un punto in comune, possono dar origine alla posizione tre che probabilmente è più vantag- giosa della posizione uno e due e che è sub−ottima rispetto a uno e due. Giungere a questo è spesso complicato. Un uso efficace di questa parola lo fa un grande poeta e scienziato, uno dei più grandi della storia, Tito Lucrezio Caro, nel De rerum natura. L’immagine che Lucrezio usa è straordinariamente efficace. Analizza le modalità con cui un seme messo a di- mora nella terra, combinandosi con la capacità bio- chimica della terra di corrodere la membrana del seme, dà vita alla nascita di una pianta. La condizio- ne del tre, la nascita della pianta, è la fusione di uno e di due, cioè del seme e della terra; qualcosa muore e qualcosa nasce. Il con- fliggere è la condizione dell’in- contro tra differenze che danno vita a una possibilità che nasce dall’incontro. Tuttavia, la dinamica evoluti- va di ogni incontro può andare nella direzione della nascita della pianta o può sfociare nell’antago- nismo. Quando incontriamo una differenza possiamo attivare un gioco contro l’altro, ed è la guer- ra, oppure la situazione può sfo- ciare nell’indifferenza. Nel momento in cui sfocia in un processo generativo si realizza un processo cooperativo. Tra con- flitto e cooperazione o tra con- flitto e condivisione, allora, non c’è la logica del contrario, ma c’è una forte affinità; non c’è conflitto senza condivisione se quel con- flitto non vuole diventare guerra e non c’è condivisione senza con- flitto se i due o i tre o i molti non vogliono annullarsi l’uno nell’al- tro, ma mantenere un’autonomia 4 / Morelli U., Il conflitto generativo, Città Nuova, Roma 2013.