My first Magazine Animazione Sociale | Page 15

autori, insieme, dell’accadimento. Questo insieme è l’ambiente. Le tecniche del teatro creano e si pren- dono cura di queste condizioni, di questo contesto. E oggi c’è un gran bisogno di creare queste condi- zioni, di istituire questi luoghi... LA LEZIONE DEI DERVISCI TOURNEUR Luoghi – dici – in cui abbassare il volume, in cui comunicare ascoltando chi ti ascolta e creare insieme a lui azioni condivise. Mi sembra un’ottima sintesi di quello che dovrebbe accadere nei luoghi dell’aiuto, della cura, dell’educazione, della formazione. Oggi tutto tende al rumore. Anche a scuola, anche negli oratori. Dove sono i luoghi in cui ascolti, in cui stai consapevolmente con gli altri? Per me ormai questo è il problema sociale. Prendiamo la scuola. Non so se avete visto il film di Cantet, La classe. Il regista è stato per un anno scolastico con questa classe e lo racconta. Il film termina con il professore che, nell’ultima lezione prima delle vacanze, chiede agli studenti: «Cos’avete imparato?». Una ragazzina, che è sempre stata in disparte, gli dice: «Io non ho imparato niente». «Come? Non è possibile... tu hai imparato quanto i tuoi compagni». «Sì, ma io non capisco». «Non capi- sci che cosa?». «Non capisco che ci facciamo qui...». Guarda che questa è la domanda, veramente. La do- manda che troppo spesso, nell’ansia di rispettare il programma, viene zittita. Adesso sembra che il dibattito sia se aggiungere o no un anno all’obbligo scolastico per insegnare il secondo ʼ900. Cioè i principali intellettuali di questo Paese di- scutono se allungando la scuola si riuscirà a studiare Pasolini oltre a Leopardi. Per carità, Pasolini è importante, ma non mi pare questo il problema della scuola. Il problema è che ci sia qualcu- no che ti ascolta mentre ti parla: nello stesso tempo. Questa do- vrebbe essere per gli insegnanti la materia di insegnamento. La prima. E dopo i programmi. I programmi... Io insegno alla Cattolica, le conosco quelle facce. Guardo in aula gli studenti e dico «perché siete qui? Perché siamo qui?». Io cerco di ascoltarli men- tre sto parlando. E mi sforzo di capire a cosa gli può essere utile il fatto che siamo insieme lì in quell’ora. Dove devo andare? In che direzione? Di che cosa hanno bisogno? E non smetto di ascoltarli, perché un attimo dopo, anche in relazione a quello che ho appena detto, cambia quello di cui hanno bisogno. Questo è un esercizio impor- tante. Questo è quello che biso- gnerebbe insegnare a scuola. L’insegnare, così come l’edu- care o l’aiutare, sono continua- mente presenza. È continua- mente essere presenti. Sai i der- visci tourneur, i dervisci rotanti, quando entrano in scena cosa si augurano? Quando gli attori ita- liani entrano in scena si dicono Sai cosa si dicono i dervisci rotanti prima di entrare in scena? “Sii presente a te stesso”.