conto di tutto questo. Le pratiche
e le tecniche del teatro hanno svi-
luppato queste conoscenze, che
sono utilissime per gli operatori
sociali, per gli insegnanti, per i
preti, per tutti!
Chi ha questo tipo di forma-
zione l’ha sempre utilizzata per lo
spettacolo. Che va bene, non è che
adesso dica «basta spettacolo».
Però in questo momento mi in-
teressa di più la loro applicazione
per la cura della persona. E queste
pratiche oggi sono sconvolgenti:
perché lo scollamen to sociale, la
difficoltà di stare nelle situazioni,
nei luoghi di lavoro, tutto questo
è l’esito del totale non ascolto. A
fronte tra l’altro di una continua
invocazione all’ascolto!
I pedagogisti dicono che biso-
gna ascoltare i giovani; i preti di-
cono che bisogna ascoltare i fede-
li; i politici dicono che loro ascol-
tano il territorio. Ma nessuno, a
ben guardare, ascolta nessuno.
Questa è la cosa per me sconvol-
gente. Vedi quello che succede in
questa sala adesso? Ci sono stati
dei lampi fuori. Guarda che ecci-
tazione c’è per questa cosa. È nor-
male? Io sono costretto a parlare
a un volume molto alto, perché
tutti stanno parlando a un volume
altissimo; e sto usando un volume
appena sufficiente perché tu mi
possa sentire, ma non più alto di
quello, perché sennò parteciperei
a questa follia che stiamo vivendo
adesso. Non è una gran follia, però è una follia a
suo modo, no?
[Un cane abbaia, i camerieri si muovono tra i tavoli
in modo frenetico]
Vedi come si muovono? Vedi come si muove il
cameriere? È così, dappertutto. Si è alzato il volume
di tutto. Va bene. Però credo che ci sia la necessità
di creare posti dove non si alza il volume. I servizi
sociali per esempio: luoghi dove si abbassa il volu-
me! Se no impazziamo.
Quando i politici in televisione dicono «bisogna
abbassare i toni» lo dicono quasi sempre in modo
provocatorio. Perché se io e te stiamo discutendo
animatamente e ti dico «oh stai calmo, abbassa i
toni», ti faccio incazzare tantissimo, no? Aumento i
toni, non li abbasso. E che poi ogni tanto intervenga
il presidente della repubblica o il papa a dire «biso-
gna abbassare i toni» – e loro lo dicono sinceramente
perché davvero desiderebbero che si abbassassero i
toni – non cambia nulla perché il loro invito conta
come tutti gli altri che lo dicono provocatoriamente.
Quindi c’è oggi un innalzamento di volume gene-
ralizzato che ci mette in una condizione di difficoltà
di comprendere. Di comprendere noi, gli altri, ciò
che accade intorno. Ecco perché continua a essere
necessario il teatro; perché, come ti dicevo, il teatro
è il luogo in cui chi parla può ascoltare chi ascolta.
E in cui chi ascolta è presente nello stesso tempo
e nello stesso spazio di chi parla. In quell’ascolto
reciproco accade il teatro.
Il teatro avviene nella relazione tra le persone.
Mentre per un film, un libro, un quadro, c’è qualcu-
no che crea, in un altro tempo e in un altro spazio,
e poi qualcun altro che fruisce, il teatro è proprio il
luogo in cui chi parla e chi ascolta possono essere