My first Magazine Animazione Sociale | Page 13

Nella narrazione parti da te, dalla esperienza che hai tu delle cose, no? Sì. Se io ti chiedo «cosa pensi dell’immigrazio- ne?», tu mi dirai quello che hai sentito ieri sera in tv. Se invece ti chiedo «ti sei mai trovato di fronte a un immigrato? Quando? Dove? A che ora? Che cosa ti è successo? Che cosa hai fatto? Che cosa avete fatto?», nella maggior parte dei casi la risposta è «mai», perché le relazioni sociali sono pochissime. Allora se ripartissimo da lì, forse qualcosa di più comprenderemmo. Ma se continuiamo a ripeterci opinioni escludendo le storie, se continuiamo a dire che raccogliamo storie quando in realtà raccoglia- mo opinioni, be’ non ne usciamo. Perché continue- remo ad approcciare l’immigrazione in modi che non cercano la soluzione del problema, ma che sono il problema. Gli operatori che lavorano nei centri di accoglienza – negli Sprar, nei Cie – vivono in prima persona questa contraddizio- ne. Perché si ritrovano a dover gestire un fenomeno di conten- zione rispetto a persone che non hanno compiuto reati, e quindi perché dovrebbero essere in un luogo di contenzione? Qualunque cosa facciano è viziata da questo problema di fondo. E quindi c’è un burn out continuo. Ma forse è l’Italia a essere in burn out. Siamo un paese in burn out, forse l’Occi- dente è in burn out. È tutto qual- cos’altro, c’è sempre qualcos’al- tro. Non è mai possibile consi- derare una questione, affrontare un problema per quello che è. Per questo diventa importante oggi acquisire consapevolezza dell’es- serci, imparare a prestare ascolto a quello che accade, a dove si è, a chi si ha davanti. IL TEATRO È PRESENZA Dicevi che il teatro è fondamentalmente presenza, per questo le sue pratiche aiutano ad allenare la capacità di essere presenti a sé, agli altri, alle cose. Puoi spiegare di più? L’attore di teatro è colui che sa ascoltare chi ascolta. Io, mentre adesso ti sto parlando, mi occupo di te che ascolti. Quello che dico, come lo dico, lo dico in relazione a quello che sta accadendo qui e alla persona che tu sei. Tengo Per carità, è sempre stato così. Abbiamo sempre avuto bisogno di qualcuno che ci dicesse «guarda lì»: il maestro, il farmacista, il medico, il prete... E se qualcuno dice «guarda lì» la gente guarda lì. E cosa dice la gente? Dice quello che ha sentito ieri sera in tv. E quello che ha sentito ieri sera in tv è che «quello è un problema?». Ma perché?! Qualche tempo fa ho fatto un film sulla paura, La paura siCura, in cui volevo raccontare le paure del presente. Sono partito immaginando che tutti mi dicessero «abbiamo paura degli immigrati». E invece su 300 colloqui fatti nessuno mi ha detto «abbiamo paura degli immigrati». Perché? Perché ho fatto domande che richiedevano come risposta delle storie. Se tu noti, sui mass media nessuno fa mai doman- de che richiedano come risposta delle narrazioni. Tutti parlano di narrazione, ma nessuno fa narra- zione. È rarissimo. Perché la narrazione è un’altra cosa dalle opinioni.