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movimento contro la politica, come un’ondata di creativi- tà, come contestazione contro la politica dei sacrifici, come movimento rivoluzionario di massa… Non per definirlo e concluderlo, ma quale lettura ne daresti, come lo ricordi? Tano: Io non lo so. Forse era un pezzettino di tutto quanto. Ma quando rifletto su quell’anno della mia vita e della vita degli altri, penso che doveva essere qualcosa di molto importante. Lo è stato, come ho detto, nella mia vita e lo è stato, anche amaramente, nella vita degli altri. Perché molte persone poi hanno sofferto tantissimo, venendo escluse, loro che non volevano escludere. Venendo escluse, vivendo per vent’anni nelle carceri. E altre per esempio si sono escluse dalla vita, penso alle persone che si sono uccise, anche. C’è una mia immagine, che ricordo e mi piace, che poi non è una mia immagine, è un’immagine degli altri, infatti è una foto di grup- po del ‘77: allora si vedono delle persone che hanno fatto car- riera, delle persone che si sono tirate via dalla vita. Per esem- pio io avevo, e ho tuttora, un amico molto molto caro, che per mesi è stato quello che ha diretto il giornale in cui lavoravo in quegli anni, Lotta Continua, che ora fa il bidello in una scuola di Bologna, con la laurea in Lettere, tutto quanto… 84