Tano: Ricordo delle notti mol-
to molto buie, in cui mi veniva
detto di trovarmi in un certo
posto e poi venivo messo al
buio e di fronte sentivo rumori,
porte che venivano rotte, queste
cose. Bisogna dire che in queste
notti c’era sempre spazio per le
immagini. Mi ricordo che con
il flash potevo fare il giro de-
gli appartamenti, delle stanze,
aprire le porte e fare delle foto,
e la mattina dopo vedere nelle
foto scattate con il flash delle
cose che non si potevano ve-
dere al buio, vedere dei bambini
che dormivano, delle famiglie
intere che dormivano per terra,
dei bambini che si svegliava-
no per il rumore della porta…
Ecco, e le fotografie, questo
volevo dire, anche se adesso a
noi sembrerà strano, venivano
cercate. Io venivo cercato, è sta-
to un periodo molto bello della
mia vita. Venivo cercato per-
ché si volevano delle immagini
diverse. Perché avevano visto
su Lotta Continua, su Potere
Operaio del lunedì, anche gli
occupanti di case comparivano
come delle belle persone, allora
gli occupanti delle case voleva-
no delle altre immagini.
Rispetto a tutte le definizioni
che sono state date poi, o anche
durante, del ’77, qual è la tua
definizione di quel movimen-
to? E’ stato definito come con-
flitto generazionale, come em-
brione di guerra civile, come
movimento politico o come
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