talitaria: «La parola è la nostra
arma. Noi mettiamo quest’arma
a disposizione dell’arsenale del-
la lotta della classe lavoratrice.
Vogliamo produrre un’arte
che educhi i costruttori del
socialismo e instilli nel cuore
delle masse certezza e fiducia,
che le renda felici e ne faccia i
veri eredi della cultura mon-
diale». Il messaggio terminava
con le parole: «Evviva la classe
operaia che ti ha generato, e il
partito che ti ha istruito per la
felicità dei lavoratori di tut-
to il mondo». I sentimenti di
lealtà arrivarono al punto di
attribuire alla classe operaia e
al partito solo il merito di aver
generato e istruito il compagno
Stalin. Anche la letteratura so-
vietica aveva bisogno di un
capo, e il partito propose Gor
kij. Quest’ultimo inaugurò il
congresso e poi, dopo Zdan-
ov, fece un intervento lungo e
magniloquente, parlando di
sé e del congresso come di un
tutt’uno in grado di giudicare
l’umanità da una posizione di
verità assoluta: «Siamo i giudici
di un mondo destinato a scom-
parire, siamo i difensori del
vero umanesimo, l’umanesimo
del proletariato rivoluzionario,
l’umanesimo
della
forza
chiamato dalla storia a liberare
tutto il mondo dei lavoratori».
Gor ́kij e Zdanov, indossando
le vesti dei giudici, pronuncia-
rono sulla cultura contempora-
nea la stessa drastica sentenza
pronunciata da Hitler e Rosen-
31