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Antonio LAFRERI (Roma 1573)
IL dissegno della nobilissima Citta di GENOVA con il numero delle cose piu notabili di
Magnifico esemplare del rarissimo secondo stato (di tre) della pianta di Genova di
Antonio Lafreri, con l’indirizzo di Paolo Graziani. La tiratura è databile tra il 1582
- anno in cui il Graziani acquista il rame dal nipote di Lafreri, Stefano Duchetti - e
il 1585, anno in cui entra in società con Pietro de Nobili, che firma la terza stesura
della lastra.
In basso a sinistra, in un riquadro, è inciso il titolo: IL dissegno della nobilissima
Citta di GENOVA con il numero delle cose piu notabili di essa. Segue una legenda
numerica di 58 rimandi a luoghi notabili della città. Sempre nel cartiglio si trova
l’imprint editoriale: ROMAE apud Antonium Lafrerij Anno Domini MDLXXIII.
Orientazione con una rosa dei venti nel mare, il nord è in alto. Opera priva di scala
grafica.
Acquaforte e bulino, dimensioni mm 410x555.
La pianta prospettica di Genova firmata da Antonio Lafreri introduce un nuovo
modello iconografico della città, che è raffigurata attraverso una sovrapposizione di
piani che non rende facile la lettura dell’impianto planimetrico. In questo l’autore
segue ancora il modello iconografico della veduta quattrocentesca. Nel tentativo
di rendere la carta più leggibile, tenta di riunire l’edificato in grandi lotti in modo
da permettere l’identificazione di alcuni assi stradali strategici. Al contrario, molto
ben delineata è la cinta muraria, aggiornata alla ristrutturazione ultimata intorno al
1549, su progetto di Antonio da Sangallo e Giovanni Maria Olgiati.
Non sono presenti, invece, i palazzi di Galeazzo Alessi e di Giovan Battista Castello.
Si può affermare che, a dispetto della datazione al 1573, la pianta del Lafreri
raffiguri lo stato della città della metà del XVI secolo. Benevolo la descrive come
“un compromesso, forse derivante da un’immagine più antica, fra una veduta
marginale e una rudimentale proiezione obliqua dell’abitato, con il nord in alto”.
La lastra è presente nel catalogo della tipografia Lafreri del 1573 (n. 130 descritta
come “Genova”) e venne ereditata da Stefano Duchetti. Nell’inventario di vendita di
Stefano (agosto 1581, n. 66) è descritta come “genova”. La ritroviamo nel catalogo
di Paolo Graziani (settembre 1583, n. 56, come “Genova”) e quindi in quello di
Pietro de Nobili (maggio 1585, n. 19, come “Genova”). Nella divisione ereditaria
della tipografia de Nobili del 30 maggio 1589, fu assegnata al figlio Pietro Paolo e
quindi ceduta a Giovan Battista de Cavalleris e Marcantonio Capriata. Sono note
le ristampe di Paolo Graziani, databile al 1583-85 e già descritta da Alessia Alberti
nel suo saggio su Lafreri, e quella con il doppio imprint di Graziani e de Nobili
(1585-86). Alcuni repertori riportano che il nome di Paolo Graziani sia inciso sopra
quello, abraso, di Claudio Duchetti, probabilmente per una confusione tra questa
lastra con quella che il Duchetti fece intagliare da Ambrogio Brambilla nel 1581.
Bibliografia: Bifolco- Ronca (2018): tav. 1110, II/III; Alberti (2010): n. 90;
Brandhuber-Juffinger (2011); n. 49; Cartografia Rara (1986): n. 55; Destombes
(1970): n. 71; Edwards (1933): n. 75; Phillips (1914): n. 75; Wieder (1915): n. 138;
Alberti (2009): p. 102, n. 13; Benevolo (1969): pp. 64-67, tav. IX; Lincoln (2000): p.
185; Pagani (2008): pp. 15, 19, 374; Pagani (2011): p. 128, n. 66; Poleggi (1977): p.
74, n. 38, fig. 45; Rubach (2016): n. 227; Tooley (1939): n. 241.
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