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¶ FORMAZIONE La formazione negli atenei italiani Come si formano i progettisti della luce? Viaggio nelle università, tra tradizione e innovazione. Il parere di otto docenti di altrettante facoltà da Catania a Torino di Pietro Mezzi O tto docenti di otto differenti università italiane a confronto su pregi e limiti dell’insegnamento dell’illuminotecnica negli atenei italiani. Sono interviste che offrono uno spaccato interessante dello stato dell’università, del loro rapporto con il territorio e con i mondi della produzione e della progettazione, della loro capacità di rispondere alla domanda attuale di formazione, della fatica che si compie per migliorare l’insegnamento alle prese con l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione spinta. È anche una fotografia, molto parziale, di come cambia l’insegnamento alle differenti latitudini e in relazione ai contesti produttivi. È anche un’istantanea di come funziona il settore della produzione edilizia in Italia, dove sul tema della luce esiste ancora troppa improvvisazione. Ma le interviste restituiscono anche la voglia di fare che all’interno delle facoltà pubbliche italiane esiste. Il tour tra le università italiane in cui si insegna illuminotecnica comincia dal sud, da Catania, dove al dipartimento di Ingegneria elettrica, elettronica e informatica dell’università di Catania lavora Luigi Marletta. “All’interno di un corso di Fisica tecnica insegno illuminotecnica, a cui dedico una ventina di ore. Non è molto, certo, ma è ciò che oggi è possibile fare stante l’attuale situazione dell’università italiana. Mi occupo della formazione di base, dei principi e dei contenuti scientifici della materia, fino ad arrivare alle tecnologie. Certamente servirebbe altro. Per proporre un’offerta formativa adeguata ai tempi occorrerebbe un corso di laurea dedicato, cosa oggi impensabile considerata l’attuale politica nazionale in campo universitario. Non riusciamo neppure a rimpiazzare i colleghi che vanno in pensione, figuriamoci a immaginare di attivare dei corsi di laurea specifici! Proprio in questi giorni ho svolto una breve indagine sugli insegnamenti universitari esistenti in Italia: nella maggior parte dei casi, tranne alcune lodevoli eccezioni, l’insegnamento dell’illuminotecnica è un capitolo della fisica tecnica. Esistono corsi di acustica e di illuminotecnica, ma insegnamenti specifici non ve ne sono. L’università, insomma, si limita agli insegnamenti di base, all’interno dei quali la materia è argomento di nicchia”. Un quadro non proprio entusiasmante, si potrebbe dire, quello che emerge ascoltando le parole del docente. “Purtroppo è così. Dal mio osservatorio posso solo aggiungere che i progetti che vengono realizzati sono di buon livello, ma sono ancora troppo pochi. Mentre l’illuminazione è una cosa dalla quale non si dovrebbe prescindere. Invece, molte scelte vengono delegate, al rivenditore, ad esempio. È raro vedere un’impresa rivolgersi a un progettista qualificato per progettare degli impianti di illuminazione. Non c’è una grande sensibilità, anche se i risultati, quando si opera bene, si avvertono”. Chi invece offre una visione di segno opposto, ottimistica si potrebbe dire, è Francesco Leccese, che insegna illuminotecnica e acustica al dipartimento di Ingegneria dell’Energia dell’università di Pisa. “È vero che scontiamo del ritardo, però va ricordato che negli ultimi anni passi in avanti se ne sono fatti. E non mi riferisco alle esperienze più avanzate, come Milano, ma in generale verifico che gli insegnamenti di illuminotecnica si sono diffusi un po’ ovunque in Italia. Cosa questa che ha sensibilizzato gli studenti. Stiamo ovviamente parlando di insegnamenti che sono radicati nei corsi di laurea del quarto e quinto anno del vecchio ordinamento. Si tratta di corsi che formano gli studenti sugli aspetti pratici della progettazione illuminotecnica, non sulle materie di base. Attraverso corsi, seminari e laboratori entriamo in contatto con le aziende del settore. E le aziende sono molto disponibili a compiere le attività pratiche. Da quando abbiamo attivato quest’attività seminariale, una dozzina di anni, abbiamo avuto casi in cui gli studenti hanno anche trovato occupazione”. Insomma, l’università è in ritardo, ma qualcosa si muove. “Esatto, siamo in ritardo, anche perché l’illuminotecnica è ancora considerata una Cenerentola, ma i progressi ci sono. Anche perché sono convinto che il tema meriti la giusta considerazione, non fosse per il fatto che il livello di discomfort, dovuto a un’errata progettazione, si traduce in un importante problema funzionale”. Un tema poco considerato riguarda il ruolo degli ordini professionali nel processo di formazione delle giovani leve. “Gli ordini in effetti potrebbero essere un’interfaccia importante per i giovani laureati. Ma anche qui siamo indietro. Qualcosa si fa, sia chiaro, ma forse un ruolo più dinamico sarebbe auspicabile, in particolare per la formazione specialistica, non quella legata ai crediti formativi, se consideriamo questi dei semplici adempimenti burocratici”. Le proposte, insomma, non mancano per far progredire l’intero sistema. Già, ma cosa insegnare oggi nell’epoca dell’innovazione tecnologica? EDUCATION / LUCE 327 21