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tra prodotti meramente “tecnici” o di converso “decorativi”, e pertanto i due insiemi non sono affatto disgiunti, tutt’altro. Questo significa che occorre guardare al design nel settore dell’illuminazione come all’unico modo possibile per affrontare la progettazione e la realizzazione di prodotti di qualità. È particolarmente significativo che quella che sembra una conseguenza di una recentissima evoluzione, peraltro ancora carica di pregiudizi da sfatare, altro non è che l’insegnamento lasciatoci circa quarant’anni fa da un grande maestro del design, Bruno Munari. Un po’ in tutti i suoi scritti si evidenzia come la fantasia, l’immaginazione, la creatività e l’invenzione siano correlate anche se distinte e che debbano essere alimentate e sviluppate consapevolmente al fine di realizzare oggetti reali. Il suo testo che più ci insegna a comprendere come l’atto creativo della progettazione necessiti di una metodologia razionale, consequenziale e ben definita, senza la quale non è possibile ottenere risultati, è Da cosa nasce cosa (Laterza, 1981). Trattandosi di una metodologia, non dipende dal particolare contesto tecnologico o socio-economico e risulta peraltro anche oggi attualissima. Applicare una procedura con rigore metodologico non significa eliminare gradi di libertà o soffocare l’originalità, anzi è proprio vero il contrario: attraverso una consapevolezza e una adeguata conoscenza tecnico-scientifica di tutti gli aspetti che concorrono alla definizione dell’ambito in cui si opera, si possono evitare ingenuità ed errori già commessi da altri e realizzare prodotti belli e funzionali perché ben progettati. Come affronta un designer come Munari il tema della luce? Secondo due aspetti: il primo riguarda il riconoscimento del ruolo importante della luce e dei colori in diversi ambiti, quali ad esempio gli spazi abitativi, i musei e le mostre, i grandi magazzini, i giardini, ecc., mostrando peraltro una lungimirante attenzione nei confronti dei bambini e degli anziani. Il secondo aspetto riguarda l’illuminazione intesa proprio come progettazione di apparecchi che devono essere esteticamente gradevoli ed assolvere alla funzione per cui sono stati progettati. Nella realizzazione di un oggetto che emette luce non si può non prescindere dalle caratteristiche fotometriche, dalla sua probabile collocazione, nonché dagli effetti che produrrà una volta inserito in un contesto luminoso. Nel libro vi è proprio un paragrafo intitolato “Illuminotecnica”, un invito a considerare e approfondire gli argomenti tecnici. Come viene generato un nuovo prodotto? Come impiegare la fantasia e la creatività? Oggi con le sorgenti Led ci si può sbizzarrire con forme di ogni genere e del tutto nuove, ma vale sempre il fatto che, nella proposta progettuale, occorre sempre aver individuato e risolto tutti i problemi di ordine pratico e funzionale (compresi gli aspetti economici, materici, strutturali, ergonomici, psicologici…) ed allora sarà la creatività a generare la forma. Riprendendo una citazione di Munari “il bello è la conseguenza del giusto”, come dice una regola giapponese. In altre parole, oggi più che mai, la creatività richiede tecnica e competenza. A lesson from Bruno Munari I n the lighting design community, both national and international, the subdivision between “technical” or “functional” lighting and “decorative” lighting is historically consolidated, even though no manual or specific vocabulary explicitly makes this distinction. What do we mean by technical lighting? With regard to interiors, it is the lighting in environments such as offices, industries, hospitals or more in general, lighting in the work place, which must, in fact, satisfy specific technical requirements. For outdoors, it regards street lighting. However, “technical” units are also spotlights to illuminate the facades of buildings and luminaires for sports facilities. It would therefore seem that the technical luminaires are designed for particular conditions that can be described by means of quantitative parameters (distribution of illuminance, luminance, contrasts, glare indexes, etc. …), while the so-called decorative units are generally objects that are beautiful to see and, in other words, characterized by a captivating design, independently from their functionality. With regard to this, the first question that comes to mind is: are technical and decorative units disjoined? And second, is there a sense today in considering this distinction a marked one? In order to explain this, we need to go to the origins of this dichotomy, in other words TERZA PAGINA / LUCE 327 19