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¶ EPIFANIE DI LUCE Le finestre illuminate di Marcel Proust nel romanzo Un amore di Swann di Empio Malara B Marcel Proust, 1895 ca., foto di /photo by Otto Wegener 16 LUCE 327 / EPIFANIE DI LUCE astano poche finestre illuminate verso cui Marcel Proust (1871/1921) alza lo sguardo della memoria per annunciare, conoscere e far conoscere il seducente amore e la gelosia del raffinato Charles Swann per l’enigmatica Odette de Crécy. È sufficiente “avvicinarsi alla casa dei Verdurin – uno dei modesti salotti di Parigi – e scorgere illuminate dalle lampade le grandi finestre” per intenerire Swann, “al pensiero della creatura incantevole (Odette) che avrebbe visto risplendere alla loro luce dorata”. Ma prima che Swann entri nel salotto dei Verdurin, Marcel Proust, con maestria da impressionista, gioca con “le ombre degli invitati”, che “si stagliavano, nere e sottili, incorporee, davanti alle lampade” mentre Swann “cercava di distinguere la silhouette di lei”. “Poi, una volta arrivato (nel salotto), senza che se ne rendesse conto, gli occhi (di Swann) gli brillavano d’una tale gioia che il signor Verdurin diceva al pittore: «mi sembra che la cottura sia a buon punto»”. Il grande scrittore francese intravede, da una semplice finestra illuminata, la nascita di un amore. Annuncia alle persone “abituate da vent’anni all’elettricità”, non senza ironia, l’antefatto del racconto. Ricorda, fuori dal tempo, e mette alla finestra, grazie alla sua portentosa memoria, le emozioni vissute facendole riaffiorare dalla sua coscienza. Ed è ancora battendo alla finestra della camera da letto di Odette che Marcel Proust rivela la portata dell’amore appassionato e voluttuoso di Swann: nelle notti struggenti, quando, “passata l’ora in cui Odette mandava i suoi domestici a dormire”, Swann si “affacciava, a pianterreno, tra le finestre tutte uguali, ma buie, delle palazzine contigue” a battere ai vetri della sola illuminata, quella appunto di Odette, dove l’azione si svolge, dove il rapporto d’amore si degrada, o meglio – precisa Giovanni Raboni, che ne ha curato la traduzione nel 1981 –, dove si compie “la metamorfosi en lui-même, della propria dolorosa essenza”. Ed è sempre una finestra illuminata a innescare il tormento della gelosia di Swann: Odette “lo pregò di spegnere la luce prima di uscire”, e Swann “accostò egli stesso le cortine del letto” prima di andarsene nottetempo. Arrivato a casa, il tarlo della gelosia, quasi l’ombra del suo amore, si insinuò in Swann con l’idea “che forse Odette aspettava qualcuno quella sera”. Voleva sapere chi fosse, perciò uscì, “prese un fiacre e lo fece fermare vicinissimo alla casa di Odette. […] In mezzo al buio di tutte le finestre della strada, già da tempo oscurate, ne vide una, una sola dalla quale fluiva […] la luce”. Marcel Proust approfitta della finestra illuminata per ironizzare sull’improvvisa gelosia di Swann, il quale “avendo l’abitudine […] di riconoscere la sua finestra (quella di Odette) dal fatto che era la sola illuminata in una fila di finestre tutte uguali, si era sbagliato, e aveva bussato alla finestra che veniva subito dopo”. L’errore casuale permette a Proust di evocare i delicati aspetti dell’inganno, l’implacabile agire dei sentimenti amorosi autodistruttivi. Nel romanzo Un amore di Swann, Proust enuncia la sua prodigiosa analisi dell’amore e della gelosia sviluppata nella sua grande opera Alla ricerca del tempo perduto, considerata il capolavoro della narrativa francese. 8 – continua. Per “Epifanie di Luce” sono usciti finora su LUCE i racconti di Empio Malara: “Alessandro Manzoni, artefice della luce” (n.317, settembre 2016); “Herman Melville. La luce invita al viaggio” (n.321, settembre 2017); “La luce e il buio nel ritratto di James Joyce da giovane” (n.322, dicembre 2017); “Lampi e luci in Addio alle armi di Hemingway” (n.323, marzo 2018); “Il sole artificiale nel romanzo La Montagna Incantata di Thomas Mann”(n.324. giugno 2018); “La luce irriverente e irrazionale in alcuni testi di Carlo Emilio Gadda” (n. 325, settembre 2018); "Le luci rivelatrici di Philip Roth in Pastorale Americana" (n. 326, dicembre 2018).