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consapevolezza delle ragioni che sottendono al gesto disinteressato del progettista quando egli amplia i suoi compiti e doveri con l’elargizione di valori aggiunti, in una visione lungimirante. Infatti, Yvonne e Shelley hanno definito l’essenza di questa mostra attraverso un pensiero molto chiaro: “Pensiamo che l’Architettura debba offrire in dono spazi liberi, cercare di essere generosa in ogni progetto, anche dove le condizioni sono più difficili”. Uno degli slogan da loro preferiti, “La creatività deve essere al servizio della comunità”, riassume l’assunto di base della mostra, da loro concepita. Tuttavia, passeggiando per le sezioni espositive, dai Giardini alle Corderie, l’impressione generale che si coglie è che il filo conduttore non sia così chiaro e definibile. Infatti, ogni progettista partecipante, con relativo curatore, ha interpretato in modo molto personale il senso di Freespace, declinando l’approccio al valore aggiunto secondo il proprio linguaggio compositivo ma soprattutto secondo la propria concezione del comunicare intenti e finalità. Molti spazi espositivi riecheggiano una tipologia classica, mentre altri propongono visioni rivolte al futuro e alla dimensione evolutiva dello spazio. Eduardo Souto de Moura è stato premiato con il Leone d’oro per un progetto che appartiene ad una concezione classica e non avveniristica, la trasformazione attenta e rispettosa del convento di Santa Maria do Bouro a Braga, Portogallo, in albergo. Diversamente, il Leone d’argento è stato assegnato a Jan de Vylder, Inge Vinck e Jo Taillieu per il loro progetto “Unless ever people”, in cui è portata a termine una rigenerazione di un edificio storico di inizio secolo, nella città di Melle in Belgio, un tempo adibito ad attività ospedaliere in ambito psichiatrico e oggi dedicato alla collettività. Il Leone d’oro per il migliore padiglione nazionale è stato aggiudicato alla Svizzera grazie a una riflessione sulla natura dello spazio domestico, sviscerando maggiormente un tema di identità individuale, rispetto alla semplice contemplazione di un atto compositivo formale. Infatti, il padiglione che ospita la ricostruzione di spazi interni di abitazioni, nella fase che precede la messa in opera degli arredi e delle finiture, permette l’immersione fisica in un’Architettura costruita, connotata da salti di scala quali provocatorie distorsioni Vol de jour, Souto Moura Architectos. Conversione del monastero di Santa Maria del Bouro in albergo, Corderie / The conversion of the Santa Maria del Bouro monastery into a hotel, Corderie 18 LUCE 326 / SPECIALE BIENNALE DI VENEZIA percettive stanza per stanza. Altre forme sperimentali sono evocate nella concezione di spazi e luoghi che permettono un rapporto introspettivo rispetto alle esigenze e alla curiosità che suscita un’architettura ragionata, stimolante e rispettosa dell’ambiente. Dal cannocchiale di Wardle, che apre un dialogo con il paesaggio e indaga il senso di partecipazione tra ambiente interno ed esterno, nel sapiente gioco delle forme e dei materiali, al modello di rappresentazione dell’architettura non-sostenibile quale il quartiere popolare di Riga, in cui viene esaltato scenicamente il moto dell’energia dispersa, sono numerosissimi i temi affrontati sul merito qualitativo dell’architettura. Probabilmente Freespace non verrà ricordata come una Biennale connotata da una scelta curatoriale netta e vincolante ma, piuttosto, come un’occasione di riflessione su un tema allargato a cui l’architetto tiene molto: l’opportunità che una trasformazione, una riconversione o un nuovo utilizzo dello spazio regali agli abitanti un’occasione di sviluppo, di accrescimento e di migliore coesione con il proprio ambiente quotidiano, come recita, in più punti, il Manifesto redatto dalle curatrici.