Ambrogio Maria Strano Luca Frezza Bruno Nideck
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I ricordi vivono di forme morbide ed
evanescenti, parlano un linguaggio indiretto,
scivolano in basso se si cerca di afferrarli
ed emergono dal fondo quando ci si arrende.
Spesso si rivelano fantasmi che abitano
nella notte. A volte sono atomi in piena
combustione, che deflagrano nella scatola
della mente. Luci che visitano il buio.
Sono tornato alla prima volta che incontrai
Barbara. Era un INTEL: non ricordo l’anno
ma il momento è fisso nella mia mente. Io
e Barbara eravamo molto giovani, alle prime
armi nel mondo della luce, e per una pura
combinazione i nostri genitori si conoscevano.
Non mi sento di dire nulla della Barbara
lighting designer, perché non sono mai stato
alla sua altezza illuminotecnica per farlo;
i risultati professionali da lei conseguiti
in un ambiente così competitivo come
quello dell’illuminare la moda ne sono
la prova più evidente. Però sono sicuro che
da quell’incontro nacque una profonda
amicizia. Un dono per pochi, una fortuna rara
in questo mondo. La sua amicizia è stata una
luce che non si può spegnere, il suo ricordo
è uno spazio che non conosce il buio. Tutte
le volte che riesco a pensarci senza provare
dolore non posso fare altro che essere fiero
di tutti gli anni in cui sono stato suo amico. Ho conosciuto Barbara oltre 20 anni
fa, quando entrambi iniziavamo le nostre
carriere.
Lei però ne iniziava una originale, tutta sua,
con la passione, il coraggio e il talento
che tutti conoscia