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¶ EPIFANIE DI LUCE Lampi e luci in “Addio alle armi” di Hemingway Ricordando Milano nel 1918, cento anni fa di Empio Malara “I Ernest Hemingway a Milano, 1918 (© Ernest Hemingway Collection. John F. Kennedy Presidential Library and Museum, Boston) 26 LUCE 323 / EPIFANIE DI LUCE l lavoro dello scrittore – ha confessato Ernest Hemingway – è di dire la verità”. Nel suo migliore romanzo, Addio alle Armi, pubblicato in America nel 1929 e in Italia solo nel 1945, il grande scrittore descrive fedelmente i guizzi di luce viva, i lampi e le luci elettriche che rendono riconoscibili i luoghi di notte. Evoca Milano e il suo Naviglio Interno e conferisce alla luce altre denotazioni, in coerenza con il principio hemingwayano dell’iceberg, per cui ogni parola nasconde diversi significati. Addio alle Armi è un romanzo d’amore ambientato in Italia durante la prima guerra mondiale (1915-1918). Hemingway ha scelto l’Italia perché considerava il nostro paese il più adatto “sin dai tempi più antichi” per quasi tutte le scene del suo libro: “La pianura era ricca di messi, c’erano molti frutteti e di là della pianura le montagne erano brune e spoglie. Sulle montagne si combatteva e di notte vedevamo i lampi delle artiglierie. Nell’oscurità erano come fulmini estivi...” L’amore tra i protagonisti inizia nel romanzo con un bacio e uno schiaffo. “Mi piegai verso di lei nel buio per baciarla e fu – ricorda Henry, il protagonista americano – un secco lampo bruciante. La sua mano – di Catherine, la protagonista inglese – mi aveva colpito”. Lampi di schiaffo e di granate: “erano da 77 e arrivavano con uno sferzante spostamento d’aria – racconta Hemingway –, un secco scoppio luminoso e un lampo e poi un fumo grigio”. Un amore tra un tenente, assistente volontario dei dottori militari, che viene ferito da una bombarda: “un lampo come quando lo sportello di un alto forno si spalancava”. Ma, da innamorato, Henry sogna. Sogna di essere con la sua infermiera Catherine a Milano: “Mi sarebbe piaciuto mangiare al Cova e poi scendere per via Manzoni nella sera calda e attraversare e girare lungo il Naviglio e andare in albergo con Catherine Barkley”. Hemingway era attratto da Milano. Il suo protagonista appena poté uscire con le stampelle dall’ospedale, realizza il suo sogno: Henry e Catherine vanno a cena al Biffi o al Gran Italia e siedono ai tavolini all’aperto della Galleria illuminata, prima che Henry, guarito, torni al fronte e partecipi alla ritirata di Caporetto, meravigliosamente descritta da Hemingway: “Il sole apparve un momento prima di tramontare… vi erano molti cannoni austriaci nei boschi… guardai gli improvvisi sbuffi rotondi di