LUCE 321 | Page 31

storico-culturali , sebbene non sempre sia presente una mente che li accolga , li interpreti , li usi e li sviluppi . Progettare la luce in uno spazio storico architettonico così importante significa recuperare la memoria storica , significa osservare , ri-vedere , ri-leggere , re-interpretare con gli “ occhi ” del sapere e del pensiero scientifico che oggi ci possiamo permettere ; dunque anche saper vedere e sviluppare una lettura filologica di questo spazio in modo che la luce possa restituirgli valore culturale , storico-architettonico , emotivo e percettivo . Il lavoro va inteso dunque come processo di significazione e di comunicazione , proprio perché la luce dinamica e modulata per emissione spettrale fornisce la misura di una possibilità di scelta nell ’ interpretazione e selezione di messaggi . Il Salone dei Cinquecento , se si presenta a un primo colpo d ’ occhio con una geometria semplice e regolare , possiede in verità una complessità di trattazione anche architettonica ( basti pensare al soffitto a cassettoni , all ’ Udienza , ai motivi di trabeazione e agli affacci a balconata , nonché alle statue presenti e alle numerose nicchie ) e un controllo dal punto di vista illuminotecnico non affatto semplice , legato alle sue stesse dimensioni , all ’ altezza complessiva , alla disposizione e dimensioni delle aperture , alle dimensioni delle opere pittoriche , alla particolare collocazione delle sculture e alla grandiosa opera del Vasari che costituisce la nota distintiva della sala , il Soffitto . Il Salone esula da qualsiasi classificazione rigida e univocamente connessa alla normativa vigente . In altre parole , proprio per le funzioni che è chiamato anche oggi a svolgere , non può essere rigidamente classificato , benché fuori da ogni dubbio è stata la necessità della rispondenza ai valori limite suggeriti dalle norme vigenti per la conservazione preventiva , trattandosi di un ambiente che di per sé è un ’ opera di altissimo valore storico-artistico oltre che le opere in esso contenute ( cito , tanto per fare un esempio , le più importanti norme in materia : UNI 10829:1999 ; MiBAC 2001 ; UNI EN 12665:2011 ; UNI EN 12464-1:2011 ). Dovendo definire il clima luminoso preesistente , si è dovuto procedere con una vasta campagna di misure sperimentali per risalire alle informazioni di tipo fisico , ottico , colorimetrico , fotometrico e radiometrico . Le misure sono state condotte sulle estesissime superfici delle opere , sul pavimento , sulle pareti e su alcuni punti significativi degli arredi e delle finiture ( gradini , sedute e tavoli ) utilizzando sia le tecniche tradizionali di rilevamento , basate sull ’ impiego di luxmetri e griglie di punti di misura adattate alle dimensioni delle opere e alla ripetitività della misura stessa in tempi ridotti e impiegando stativi con bracci telescopici , sia attraverso un metodo di misura rapida dell ’ illuminamento che consente appunto di rilevare i livelli di illuminamento simultaneo su superfici estese . Ciò ha previsto l ’ utilizzo di una fotocamera digitale accoppiata a un sistema di rielaborazione dati e un pannello campione con superficie di tipo lambertiano che sfrutta l ’ opportuno accoppiamento delle caratteristiche del sensore , dell ’ ottica e della superficie di riferimento . Questa tecnica , sviluppata ad hoc a causa proprio dei vincoli fisici e dimensionali dello spazio e delle opere , ha consentito di ridurre i tempi di rilievo , garantendo la simultaneità della misura per tutti i punti del campo di vista in presenza di condizioni di sola luce naturale ( situazione molto complessa data la variabilità del sole e del cielo ), sola luce artificiale e combinazione di entrambe . L ’ emissione luminosa delle sorgenti dei sistemi di illuminazione a piantana è stata misurata indirettamente , mentre le specifiche sorgenti sono state caratterizzate presso i laboratori della Targetti . Le tecniche tradizionali di rilievo non sono state sufficienti ( basti pensare cha la cornice della Battaglia di Marciano si trova a più di sei metri di altezza ), abbiamo dunque messo a punto un innovativo metodo di misurazione rapida . Le misure sono state condotte sempre compatibilmente con gli accessi al Salone e sono state ripetute più di una volta affinché avessero un profondo valore scientifico . L ’ elaborazione e l ’ analisi dei dati misurati ha permesso di sviluppare il concept progettuale fino alla sua formalizzazione e realizzazione pratica attraverso il confronto di molte soluzioni illuminotecniche destinate alle diverse funzioni del Salone , analizzate e verificate su modelli tridimensionali con simulazioni illuminotecniche transienti ( validate e calibrate sulla base dei dati misurati ) che hanno consentito calcoli rapidi ed efficaci su geometrie non affatto semplici , la verifica dei valori limite dei parametri suggeriti dalla normativa , fino alla visualizzazione foto realistica . Il rischio più grande stava nella natura stessa del progetto . Produrre idee , modificarle , adattarle , verificarle , provarle su campo con misure sperimentali ed analisi numeriche e simulazioni , e quindi realizzarle è sempre un processo “ rischioso ”: ci si espone con il proprio modo di vedere , la propria conoscenza , la propria consapevolezza e dignità , onestà intellettuale , ma di fronte si trova il limite dell ’ interpretazione . La grande collaborazione tra tutti gli attori coinvolti e soprattutto la passione profonda che ha animato questa importante sfida credo sia stato il segreto del successo .
Matteo Casanovi
Presidente di SILFIspa
Qual è stato il ruolo svolto da SILFIspa nella progettazione della nuova illuminazione per il Salone dei Cinquecento ? Questo lavoro esprime al meglio la mission storica di SILFIspa , che mette a disposizione per Firenze e il suo patrimonio impegno e professionalità per la diffusione della cultura della luce in senso lato , non solo operando per la sicurezza dei cittadini con la gestione e la manutenzione della pubblica illuminazione . L ’ embrione di questo lavoro si genera nel 2011 , quando Claudio Bini , allora AD di SILFIspa , sceglie di sviluppare la mission di SILFIspa portando al tavolo del Sindaco di Firenze Matteo Renzi una sfida di elevata difficoltà : in collaborazione con Lorenzo Targetti , ex AD della omonima società , venne stipulata una convenzione per avviare l ’ ambizioso progetto “ donare una nuova luce al Salone dei Cinquecento per i fiorentini , per la città ”. Tale sfida ha posto la questione metodologica del progetto alla base del lavoro , e per tale motivo SILFI spa ha deciso di coinvolgere il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell ’ Università di Firenze , nella persona della professoressa Carla Balocco , al fine di porre il primo pilastro di una sequenza logica di fattori determinanti per l ’ azione progettuale : conoscere , analizzare , decidere e quindi progettare . Il lavoro della progettazione è stato lungo e intenso , ma molto collaborativo , con i nostri partner che hanno potuto mettere in campo le loro migliori capacità scientifiche e tecnologiche a disposizione dell ’ enorme valore artistico e culturale del luogo .
Antonio Pasqua
Direttore Tecnico di SILFIspa
Quali sono stati gli studi preliminari per arrivare alla messa in opera del progetto ? L ’ ambiente del Salone dei Cinquecento non è rigidamente classificabile secondo una normativa specifica . È certo che , per gli afflussi di visita , si colloca come ambiente vicino a quelli di pubblico spettacolo , ma la fruizione di questo spazio è molteplice : museale , istituzionale , comunicativa . Quando ci si accinge a lavorare dentro uno spazio di tale valore , al solo pensiero di “ metter mano a qualcosa ”, in senso letterale , è necessario farsi scivolare via prima possibile quella sensazione di “ tremore delle vene e i polsi ” che sopraggiunge pensando alle conseguenze di gravi errori o mancate attenzioni . Per tale motivo , l ’ approccio è stato fin dall ’ inizio rigidamente metodologico . La conoscenza del luogo non può non partire dal rapporto con chi quel luogo lo vive ogni giorno , lavorando per la sua salvaguardia e il suo molteplice utilizzo . L ’ impianto precedente , per quanto obsoleto dal punto di vista percettivo , energetico e manutentivo , aveva individuato l ’ unica soluzione possibile rispetto ai vincoli del Salone : l ’ utilizzo di sistemi da terra . Il nuovo sistema doveva essere “ rigido ”, vincolato a terra e / o a parete , non spostabile da terzi e , in ultima fase valutativa , il più integrato possibile allo spazio interno in senso mimetico , al fine di garantire i puntamenti e i relativi flussi luminosi attesi . La zona Udienza e lato opposto Udienza invece avevano minori criticità installative , godendo di un marcapiano che per la zona Udienza era già “ attrezzato ” con la vecchia illuminazione . Lo sviluppo costruttivo del progetto ha richiesto comunque approfondimenti riguardanti i moduli impiantistici utilizzabili per garantire un rapporto corretto fra apparati illuminanti e ausiliari elettrici e di controllo rispetto alle dimensioni architettoniche del marcapiano e alle possibilità ridotte di ancoraggio . Per non interferire con lo spazio museale e gli eventi già calendarizzati nel Salone , il cantiere per la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione è stato organizzato in turni notturni che non hanno pregiudicato gli impegni istituzionali e hanno consentito l ’ ultimazione entro l ’ avvio del G7 della Cultura , tenutosi a Firenze il 30 e 31 marzo 2017 .
Claudio Vallario
Ufficio Tecnico progettazione SILFIspa
Come si è giunti al risultato finale ? L ’ approccio non è stato quello del confronto con i grandi del passato , al cui cospetto non possiamo reggere culturalmente , ma quello della rilettura e dell ’ analisi del loro lavoro , entrando nel contesto storico e negli obiettivi che diede loro l ’ illuminata committenza . Per tale motivo , rileggendo le volontà di Cosimo de ’ Medici nel donare un ruolo centrale alla “ Sala Grande ” del Cronaca e l ’ impresa di Vasari nei
SALONE DEI CINQUECENTO SPECIAL REPORT / LUCE 321 29