Libretto venezia PRP Venezia 2a edizione | Page 44

sulla pianta perché si presta bene all’appassimento quando viene utilizzata per la produzione di vini dolci. La storia del Prosecco bianco triestino si confonde con quella del Pucino di cui già s’è scritto nella prima parte di questo lavoro. Nella zona del Timavo e nel litorale triestino si coltiva ancor oggi un vitigno chiamato “Glera”, in tutto e per tutto identico al Prosecco. In realtà sotto questo nome lo si ritrova solo sui colli trevigiani dove è coltivato estesamente (in par- ticolare nelle zone di Valdobbiadene e di Conegliano), ma è probabile che nel Trevigiano sia arrivato proprio dalla frazio- ne di Prosecco (nel comune di Trieste) che fornisce la qualità più pregiata, da cui avrebbe preso il nome 39) . Il vino è detto anche Malvasia triestina. Già un poeta tedesco, narrando l’occupazione di Trieste da parte del duca Leopoldo d’Asburgo, esaltava la triade bacchica: malvasia, raingal (ribolla) e terant (terrano). Il colore è bianco dorato, limpidissimo; il sapore è dolce, fresco e vellutato. Ha un caratteristico aroma di Malvasia e Sauvignon. Alcool: 12-14°. La Ribolla gialla è un vitigno antichissimo, coltivato nel Friuli e nel Goriziano da moltissimi anni. Assieme ad altri vini, verso la fine del XIV secolo godeva di buona fama ed era decantato da cronisti e poeti tedeschi che lo chiamavano “Rainfald”. Questo vitigno godeva in passato di molto maggiori sim- patie: tuttavia, non si ritiene che «la “Ribolla gialla” debba 39) Due sono le ipotesi accreditate sulla zona d’origine di questo vitigno: la prima ipotesi lo fa derivare dal Prosecco della provincia di Trieste: da qui, col nome di “Glera”, pare si sia spinto verso Ovest fino ai Colli Euga- nei, dove sarebbe poi diventato “Serprina”; la seconda lo fa andare, inve- ce, dai Colli Euganei verso Est (cfr. Calò A. - Scienza A. - Costacurta A., Vitigni, p. 636). 43