Libretto venezia PRP Venezia 2a edizione | Page 39

possibilità di smercio, era consumato dai patrizi che lo “sfoggia- vano” nei banchetti e nelle cerimonie sia familiari che di Stato. Al tempo del suo massimo splendore Venezia era famo- sa anche per le molte feste e ricorrenze, la più celebre delle quali è rimasta, per vari secoli, il Carnevale. Per avere un’idea abbastanza esatta di come dovesse esse- re l’atmosfera di gioia e di abbondanza gastronomica in quel particolare periodo dell’anno, conviene leggere una cronaca di Bernardo Davanzati 33) , nella quale viene riportato: «Non erasi fatta ancora sera che le fondamenta parea volessero isprofondare nella laguna per lo immenso peso di moltitudine che aveano a sopor- tare. Gran numero di popolo aveva lietamente invaso le cento e più “Malvasie” in mentre che incontinenti bocche spremevan le visceri delle panciute botti di vin di Cipro. Eravi fra le tante un’ostaria detta del “Gaspare” che in ispecial maniera primeggiava su l’altre per un grandissimo caldiero colmo di fumante pastizo de pultas dolce con le ue che tutti ne mangiavano senza per questo ispender denaro ché con- tento era lo generoso oste di vender il suo vino e la sua mandorla». In questo gioioso contesto scomparivano le caste e le diffe- renze sociali e tutta Venezia diventava un grande palcoscenico aperto a tutti. Si poteva finalmente mangiare e bere senza limi- ti: erano cibi semplici, un po’ grossolani, ma ce n’era per tutti. I ricchi si divertivano a offrire cibo e vino e i poveri ad accettare. All’ingresso di ogni osteria della Serenissima erano piazzate grandi padelle d’olio fumante dove cuoche prosperose facevano friggere le “fritole” e i “galani”, i dolci tipici della festa, che veni- vano poi innaffiati da vino e grappa alla mandorla. Nei cam- pielli giravano lenti gli spiedi carichi di pezzi di porco mentre montagne di botti testimoniavano la sete inesauribile della folla. Storico e letterato, nato a Firenze nel 1529. Appartenne all’Accademia degli Alterati col nome di Silente. Autore di una Storia dello scisma d’In- ghilterra e di una celebre traduzione degli Annali di Tacito. 33) 38