Libretto venezia PRP Venezia 2a edizione | страница 34
Le malvasie, i bastioni, le furatole
A Venezia il vino arrivava in grande quantità perché la
città, oltre ad essere densamente abitata, era anche un croce-
via di traffici e di commerci con gente che arrivava da ogni
parte del mondo. Vi erano perciò molti luoghi sia pubblici sia
privati, nei quali si poteva bere un bicchiere di vino da soli o
in compagnia.
Molto diffuse erano le “malvasie”, ossia le rivendite al
minuto di vino greco (“cipro”, “aleatico”, “scopulo”,
“samos” e “malaga”, ma soprattutto “malvasia”, provenienti
quasi tutti dalle isole greche), nelle quali era vietato vendere
vini locali o far da mangiare o giocare a carte 29) .
In queste “botteghe” c’erano ampie stanze con sul fondo
molte botti di varia grandezza e nel mezzo il banco per la
mescita; nella parte alta della parete c’era un altarino col
lume sempre acceso; qui, al mattino, si trovavano insieme a
bere il bicchierino di garba, cioè di malvasia secca, mercanti,
nobili, operai, gondolieri 30) .
Quando arrivava la buona stagione, queste osterie poste
sui campielli collocavano i lunghi tavoli fuori della porta per
gli operai e i gondolieri che alternavano i bicchieri di vino
con le pietanze dell’epoca.
Se le “malvasie” erano frequentate perlopiù da una
clientela alta e medioalta che ricercava vini pregiati, il popo-
lino aveva a disposizione i “magazeni” o “bastioni”, ossia
taverne popolari in cui il vino veniva venduto al minuto e i
clienti potevano mangiare il pane servito dall’oste e le pie-
A Venezia le “malvasie” erano così diffuse che molti ponti e calli sono
detti ancora oggi “della Malvasia”.
29)
30)
Cfr. Molmenti P. G., La storia, vol. III, p. 285.
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