Libretto venezia PRP Venezia 2a edizione | Page 32

solo a settembre e messi per tre giorni sui tetti piatti delle case, affinché il calore del sole prosciugasse ogni traccia d’ac- qua. In questo modo il vino poteva arrivare ad una gradazio- ne alcolica molto elevata (fino a 17°!) e si manteneva anche su lunghe distanze senza inacidire. Nei secoli XV e XVI la Repubblica Veneta, già in posses- so di Creta dopo lo smembramento dell’Impero bizantino ed avendo in seguito esteso il suo dominio coloniale anche a Cipro, era diventata il più grande mercato del vino nel Medi- terraneo dal tempo dell’antica Roma: nessuna città d’Europa, infatti, era in grado di uguagliare il suo traffico commerciale ed essa aveva praticamente il monopolio commerciale dei più preziosi prodotti orientali. Venezia, tuttavia, non si limitava a importare Malvasia e vini dolci da Cipro, da Creta, dalla Grecia e dalle isole dell’E- geo, per esportarli in tutta Europa. Nei suoi fondachi i mer- canti stipavano i vini provenienti dall’entroterra veneziano oltre che da entrambe le sponde dell’Adriatico. Sull’esempio dei Greci, anche questi vini raggiungevano una forte grada- zione, essendo prodotti spesso con uve passite. Il blocco delle importazioni dall’Oriente da parte dei Turchi spinse in seguito i Veneziani a far coltivare la vite nei dintorni di Verona e sui Colli Euganei a sud di Padova. Le zone di Bardolino, di Soave e della Valpolicella iniziarono a far essiccare parzialmente l’uva per avere vini ad elevata gra- dazione alcolica. Oggi il forte recioto amarone della Valpoli- cella e di Soave è in grado di continuare proprio questa tra- dizione… 28) . 28) Cfr. Johnson H., Il vino, p. 226. 31