Libretto venezia PRP Venezia 2a edizione | Page 31
derivata dal fatto che su quell’isola si produceva un ottimo
vino liquoroso del tipo Malaga e i suoi vini erano anzi consi-
derati migliori della Malvasia di Creta.
In ogni caso, questi vini a Venezia erano tanto diffusi
che, in seguito, furono chiamate “malvasie” i locali in cui si
vendevano i vini importati dall’Oriente.
L’uva da cui si ricavava questo vino ha mantenuto inal-
terato il suo nome, nonostante il passare dei secoli. Con le
sue grandi foglie, gli acini rosati e il suo vino denso e ricco di
carattere, essa è certamente una delle varietà più amabili fra
tutte quelle attualmente disponibili.
Nelle isole ioniche di Corfù, Zante e Cefalonia, pure
sotto il dominio di Venezia, si produceva, invece, vino di
qualità inferiore che veniva venduto col nome di “romania”;
mentre nell’isola di Creta godevano grandissima fama i
moscati e la Malvasia. Questi due vini eccellenti venivano
trasportati dalle galee genovesi e veneziane nelle Fiandre e in
Inghilterra, assieme alle sete della Cina, alle spezie e ai pro-
fumi arabi, ai tappeti persiani e ai damaschi.
Nelle regioni del bacino mediterraneo l’uva raggiungeva
un contenuto altissimo di zucchero, spesso aumentato dalla
vendemmia tardiva e dalla parziale essiccazione dei grappoli
prima della pigiatura. Si usava ancora, come ai tempi della
Grecia antica o dell’Impero Romano, mettere i grappoli ad
appassire al sole su graticci situati ad una certa altezza dal
suolo 27) . A Cipro, in particolare, il vino veniva fatto proprio
con l’uva passa: i grappoli, maturi già a luglio, venivano colti
In Gallia esisteva una qualità di vino dolce, per ottenere la quale i
grappoli d’uva venivano lasciati sulla vite più a lungo del solito, dopo
averne torto i piccioli. Si usava anche incidere i tralci fino al midollo o
far seccare i grappoli sulle tegole. (Cfr. Fontanari Martinatti I., La vite e
il vino nella farmacia di Plinio il Vecchio, Trento 2001, p. 96).
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