Libretto venezia PRP Venezia 2a edizione | Page 24
Verso la fine del Duecento, in alcuni periodi fu proibito
alla popolazione, per motivi di sicurezza, di accedere alle
osterie e i trasgressori venivano condannati fino a due mesi
di carcere.
Molto bevuta a Venezia era la Malvasia, detta “grechetto”
e ve n’erano di due specie, una dolce, l’altra amara; quest’ul-
tima era molto usata dai Veneziani ed era chiamata “garba”.
Questo notissimo vino era arrivato nel Veneto grazie alle
Crociate e precisamente al tempo della IV Crociata quando
gli armatori veneziani, dopo aver deviato su Costantinopoli
ed averla conquistata (1204), non ottenendo dal principe
bizantino Alessio Angelo il compenso loro dovuto per l’aiuto
prestatogli, si diedero ad arraffare tutto ciò che trovavano,
anche i vitigni, proprio gli stessi che producevano l’eccellen-
te vino greco ben noto a Venezia 19) .
Il vitigno portato in patria sulle navi era pertanto la Mal-
vasia coltivata nel Peloponneso sulle colline attorno ad Epi-
dauro. I Veneziani diffusero in seguito quel vitigno in Dal-
mazia, in Istria, in Francia, in Spagna, fino alle isole Canarie.
Il vino “malvasia” era fortemente ambrato o rosso, alco-
lico, dolce, dal profumo aromatico (tipico delle malvasie e del
moscato), capace di lunga conservazione.
Da Venezia questo vino, dopo opportuno invecchia-
mento, veniva spedito in varie città del Nord Italia e anche in
quelle della Germania e delle Fiandre e, più tardi, fino ai porti
dell’Inghilterra.
Dopo opportuni accordi con i vinai e i vetrai di Murano,
andò sempre più diffondendosi l’usanza di trasportare questi
speciali vini in contenitori di vetro colorato. Nei secoli succes-
sivi, i recipienti migliori per la conservazione di questo prodot-
to nei lunghi trasporti saranno proprio le bottiglie di vetro.
19)
Rorato G., Civiltà, p. 137.
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