LA LOTTA DI GIACOBBE la-lotta-di-giacobbe | Page 13

SUL COMPIMENTO DI UN'OPERA D'ARTE Prima di trattare in dettaglio il processo creativo, in particolare del trittico, vorrei spendere ancora due parole in generale sulle opere d’arte e sul loro compimento. Il processo creativo è certo l’aspetto essenziale di un’opera d’arte, ma non è l’unico. E’ il compimento di un’opera d’arte che la rende tale (eccezionalmente anche in quei casi di opere così dette “incompiute” - meglio sarebbe dire “interrotte” -, come l’Arte della fuga di Bach, o la Pietà Rondanini di Michelangelo). Sulla base della mia esperienza personale, il compimento di u n’opera d’arte include almeno 5 fasi: il concepimento, il progetto, l’esecuzione (queste prime tre più strettamente connesse al processo creativo e pertinenti all’autore), ma anche il confezionamento e la destinazione ovvero la fruizione. - Il concepimento, la “genesi”, corrisponde al sorgere di un’idea - dicevasi “ispirazione” - e al suo prendere in tempo reale una “forma” mentale. - Il progetto è tutto ciò che intercorre tra il concepimento e l’effettiva messa in opera. Nel mio caso è un’operazione sistematica, abbastanza puntigliosa, in buona parte razionale. Ma non è detto. Per altri può essere sciolta, istintiva. In ogni caso è inevitabile. Come minimo ci si pone la domanda “come la faccio?”, “di cosa ho bisogno per farla?”. Di più: il progetto tiene in conto, magari inconsciamente, tutte le altri fasi e non può eludere la verve, il concetto, la fattibilità, la comunicazione, ecc. - L’esecuzione è l’aspetto più esaltante, indipendentemente dal fatto che sia rapida, impulsiva, oppure prolungata e meticolosa. In ogni caso coinvolge completamente l’artista su tutti i piani esistenziali: fisicamente, emotivamente, psicologicamente, energeticamente, spiritualmente. E’ una vera alchimia che trasforma la pietra in oro, la materia amorfa in bellezza, l’indifferenza in stupore, la vita ordinaria in potente flusso creativo. - Il confezionamento sembra un aspetto meschino rispetto alla nobiltà del concepimento e al fervore dell’esecuzione, ma per la consapevolezza che attribuisco ad un vero artista non lo è mai. Il senso compiuto di un’opera è che non si esaurisce in un processo privato, ma che si innesti di fatto, o prima o poi, nella realtà, nella vita, nella cultura, che interagisca con l’altro da sé. E questo innesto va ragionevolmente favorito, secondo me, da parte dell’artista, perché non è banale.