cultura
storia. arte. musei. visite consigliate.
Buonconsiglio
Uno, due, tre, quattro, cinque castelli
di Paolo Aldi
D
opo esserci interessati, nei mesi scorsi, alle
attività della soprintendenza ai beni culturali e
del Muse in questo numero della rivista pro-
poniamo un incontro con la dottoressa Laura
Dal Prà, direttore del Museo Castello del Buonconsiglio.
La precisazione Museo non è inopportuna perché con i
suoi monumenti e collezioni provinciali esso si articola
su cinque sedi nel territorio della provincia di Trento. As-
sieme al Castello del Buonconsiglio, che sorge sul colle
roccioso proprio a ridosso delle mura di Trento, fanno
parte del Museo altre quattro sedi: il Castello di Stenico
nelle Giudicarie, Castel Beseno nei pressi di Rovereto,
Castel Thun in Val di Non e Castel Caldes in Val di Sole.
Un ampio spettro quindi di dimore storiche, arredamen-
ti e accessori di vite vissute nel corso dei secoli in un
territorio ampio e rappresentativo della storia trentina.
Direttore Dal Prà, ci parli del museo che dirige.
Il Museo si compone di cinque castelli ed è quindi arti-
colato su più sedi. Infatti oltre a Trento siamo presenti in
Val di Sole, Val di Non, Giudicarie e Vallagarina. È quindi
un museo diffuso nel vero senso della parola. Abbiamo
da una parte una rappresentanza importantissima del
fenomeno castellano, dall’altra la presenza diffusa nel
territorio con una proposta articolata sia per la gente
trentina sia per i turisti. Ulteriormente ci sforziamo di
sfruttare tale realtà come possibilità di veicolare mo-
stre e iniziative, da un castello agli altri quattro castelli,
in modo di avvicinare queste proposte alle genti delle
diverse valli. Per fare un esempio l’iniziativa fatta l’an-
no scorso a Castel Stenico dedicata agli Antichi erbari
della biblioteca di Trento la riproponiamo quest’anno a
Castel Caldes con delle implementazioni e rivisitazioni
in base al nuovo luogo dove la mostra è esposta.
Veniamo alla sede centrale, il Castello del Buonconsi-
glio. Lei direttore come lo descriverebbe a chi non c’è
mai stato? Perché dovrebbe venire a vederlo?
Il Castello del Buonconsiglio ha un’importanza assoluta,
centrale, nello scenario museale che ho descritto. Nella
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L’ARTIGIANATO / ANNO LXVIII / n. 6 / giugno 2017
realtà della nostra provincia è il nucleo storico dello svi-
luppo dell’identità trentina come area a cerniera tra nord
e sud. E gli avvenimenti più importanti della storia trentina
secolare sono passati attraverso il Castello del Buonconsi-
glio. Esso è un presidio storico e culturale della gente tren-
tina, la cui conoscenza risulta imprescindibile per poterla
capire. Io lo vivo così e ne sono assolutamente convinta. La
storia del castello vive fasi diverse. La prima fase è quella
più lunga, la fase della residenza dei principi vescovi. Quel-
la successiva, dopo la soppressione del principato, vede
il castello adibito a caserma. Infine quella attuale dove il
castello è sede museale rivendicato dopo l’annessione del
Trentino all’Italia quale come luogo storico importantissi-
mo e consacrato a contenitore delle collezioni esemplifi-
cative della civiltà trentina. In altre parole il Castello del
Buonconsiglio ha una ricchezza di aspetti che sono quelli
di fastosa dimora dei principi vescovi, di contenitore di te-
stimonianze della nostra storia e della nostra arte che co-
stituiscono un unicum di importanza fondamentale.
Mi tolga una curiosità, come reagisce il visitatore che
entra per la prima volta nel Castello del Buonconsiglio?
Il visitatore, soprattutto il turista, quando entra nel ca-
stello non ha una grande idea di quello che può trovare.
Arriva sapendo che c’è qualche cosa ma non esattamente
cosa, nonostante i canali informativi esistenti e consultati
costantemente. Spesso presume di vedere un castello ar-
redato con mobili originali. In realtà dopo si accorge che
è una splendida dimora rinascimentale con decorazioni,
affreschi, stucchi e rilievi, pari ai più belli edifici italiani del
’500. Un impatto che non si aspetta, accresciuto dalla pre-
senza di mostre, in determinati periodi, e di esposizione di
molte collezioni. Diciamo che il visitatore trova una serie di
sorprese così che alla fine della visita egli è favorevolmen-
te impressionato perché coglie il fatto che il castello offre
molteplici occasioni insospettate di arte e di storia. Scopre
la possibilità di un salto nella storia del Trentino ma anche
nella complessità della sua cultura come area geografica
a cerniera di due aree diverse, quella italiana e quella te-
desca, con influssi lombardi e influssi veneti.