L' Artigianato GENNAIO 2019 | Page 16

dall’associazione Lei è al suo primo mandato in Giunta, quali sono le sue sensazioni dopo un anno e mezzo di questa esperienza? «Direi che si tratta di un’“avventura” po- sitiva anche se non immaginavo potesse essere così impegnativa. Dal punto di vista temporale infatti c’è la necessità di inve- stire molto di più di quanto immaginassi però è indubbio che tutto ciò mi sta arric- chendo. Mi sto rendendo conto di quanto lavoro ci sia dietro a tante iniziative che vengono proposte e a tante “battaglie” che vengono combattute dall’Associazione e che magari, chi non è all’interno di deter- minati meccanismi, tende a dare per scon- tate. I nostri associati presenti sui territori non sempre capiscono sino in fondo le attività che porta avanti la struttura, que- sto perché la struttura stessa non riesce magari a farsi conoscere al meglio oppure perché l’artigiano non sempre è interessa- to ad approfondire. Chiuderei con l’appello a tutti gli as- sociati, sia della mia valle che di tutta la provincia, ad avvicinarsi sempre di più all’Associazione Artigiani perché scopri- ranno tutti i servizi che si hanno a dispo- sizione (dai più classici e ormai conosciu- ti a quelli più recenti e innovativi), sia per ricreare quel senso di unione e coesione che si è persa un po’ negli ultimi anni e che ha sempre garantito un’importante forza all’Associazione nei confronti di sin- dacati, politica e territorio». Muretti a secco patrimonio dell’umanità Unesco di Stefano Frigo I muretti a secco sono tipici dei Paesi del Mediterraneo. Si trovano in Francia, Grecia, Spagna e anche in Italia. Questa arte rurale ora è stata iscritta nella lista dei Patrimoni culturali immateriali dell’umanità dall’Unesco. La decisione è stata approvata all’unanimità dai 24 Stati membri del Comitato Unesco che si occupa dell’assegnazione del riconoscimento. Dopo la coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria, è la seconda volta che a divenire patrimonio dell’umanità è una pratica agricola e rurale. «L’arte del “dry stone walling”», si legge nella motivazione dell’Unesco «riguarda tutte le conoscenze collegate alla costruzione di strutture di pietra ammassando le pietre l’una sull’altra, non usando alcun altro elemento se non terra a secco. Si tratta di uno dei primi esempi di manifattura umana ed è presente a vario titolo in quasi tutte le regioni italiane, sia per fini abitativi sia per scopi collegati all’agricoltura, in particolare per i terrazzamenti necessari alle coltivazioni in zone particolarmente scoscese». Il muretto a secco è stato il primo esempio di manufatto umano e, in realtà, è presente in tutte le culture del pianeta. Rappresenta il primo tentativo di modificare l’ambiente per ricavarne un qualsiasi uso, sia per costruire un riparo sia per delimitare un luogo. È presente nelle costruzioni religiose, come nel caso degli altari costruiti dai patriarchi ebrei di cui si parla nella Bibbia, sia nei nuraghi in Sardegna. Gli antichi Greci e Romani costruivano muri a secco sia perché erano più economici sia perché più facili da costruire. Per questa ragione anche oggi si possono ancora trovare in molti luoghi di campagna. Anche in Trentino i muretti a secco sono protagonisti grazie all’Accademia della Montagna che ha istituito nel 2013 la Scuola Trentina della Pietra a Secco, con l’obiettivo di conservare, tramandare e diffondere le conoscenze, le abilità e le competenze legate all’antica cultura della pietra a secco in Trentino e nella regione alpina. La Scuola è composta da un gruppo di lavoro che include diverse figure professionali, dal maestro artigiano al geometra, dall’architetto all’ingegnere e all’insegnante. La scuola è associata a INTERNATIONAL ALLIANCE FOR TERRACED LANDSCAPES (ITLA). Per saperne di più www.paesaggiterrazzati.it 14 L’ARTIGIANATO / ANNO LXX / n. 1 / gennaio 2019