ci abbiamo pensato parecchio.
Anche mia moglie viene da diverse
esperienze all’estero, quindi per
entrambi rientrare in Italia è stato
un grande cambiamento.
Probabilmente questi primi sei
mesi di esperienza sono ancora
pochi per poter fare un bilancio,
però per il momento le cose stanno
andando piuttosto bene. Tutto
quello che mi avevano promesso,
per ora si sta rivelando realtà. Ma è
come per i matrimoni: nei primi
mesi tutto sembra perfetto, i difetti
vengono fuori solo col tempo.
Con i suoi studi, con le sue oltre
200 pubblicazioni su riviste
specializzate, lei è l’eccezione che
conferma la regola: ha avuto
successo in Francia e ha successo
anche in Italia. Ma parlando della
fuga dei cervelli più in generale,
secondo lei come si potrebbe
intervenire? C’è una possibilità di
uscirne?
Io sono un privilegiato, perché oggi
posso fare in Italia quello che
facevo all’estero. Ma anch’io, come
tanti, prima di rientrare sono
dovuto scappare. E sono scappato
proprio perché, dopo alcune
esperienze fuori dall'Italia, mi sono
reso conto che qui – e nello
specifico nel Sud, dove mi sono
formato e ho cominciato la mia
carriera come medico e ricercatore
- era impossibile fare quello che
invece avrei potuto fare in altri
paesi. E lo dico anche sulla base di
ciò che raccontano molti colleghi.
Quindi capisco il bisogno di andare
all’estero di molti dei nostri
studiosi, un bisogno dettato dal
desiderio di fare cose buone per
sé e per il prossimo. Quando
parliamo di ricerca medica,
parliamo di progresso concreto
per tutti. Ecco perché molti di noi
sono spinti ad andare via. Poi
purtroppo non tutti possono
rientrare in Italia e trovare le
stesse opportunità che hanno
avuto all’estero. Ecco perché molti
poi alla fine decidono di non
tornare.
Secondo lei c'è anche il
problema del clientelismo e del
baronato?
Assolutamente sì. In base alla mia
esperienza, credo che esistano un
po’ dovunque, ma forse in Italia
hanno maggiore importanza
rispetto agli altri paesi: fai carriera
nell'università se hai un rapporto
privilegiato con qualcuno che ti fa
entrare nell’ambiente, una cosa
che io non ho mai avuto.
Personalmente, non credevo di
poter avere in Italia i mezzi e le
opportunità che ci sono all’estero.
Ho trovato anche qui meritocrazia
e lungimiranza. L’università San
Raffaele mi ha chiamato
semplicemente perché ha visto in
me le potenzialità per far crescere
la sua ricerca. E come dicevo
prima, se l’università è produttiva
ottiene dei crediti.
Noi italiani dobbiamo
certamente fare autocritica sui
nostri molti difetti, tra cui la
mancanza di meritocrazia, ma
vogliamo anche nominare
ITALIA NOSTRA #4 Primavera 2016
fare un bilancio
il bilancio è una
verifica: come
sono andate le
cose? In inglese
'assess',
'assessment'
venire fuori
emergere,
manifestarsi
l'eccezione che
conferma la
regola modo di
dire: un caso
diverso dalla
maggioranza
nello specifico
nel mio caso
formarsi
studiare
clientelismo
sistema di
relazioni nel
quale - come
nell'antica Roma
- il potente aiuta
e favorisce i
suoi amici e
conoscenti ottenendo in
cambio vantaggi
e/o prestigio
personale
meritocrazia il
sistema poco
presente in
Italia, nel quale
va avanti chi
merita e non chi
ha uno sponsor
potente
lungimiranza
capacità di
guardare
lontano, pensare
al futuro
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