Elementi di disturbo in classe
Anche in presenza di un'ottima pianificazione, la pratica della professione insegnante presenta
mille incognite e difficoltà di implementazione, così come, a volte, la classe mette in atto una serie
di comportamenti "disturbanti" che non sono sempre attribuibili a contenuti e strategie didattiche
non appropriati.
Come gestire gli "Elementi di disturbo in classe"? è possibile evitare alcuni comportamenti "difficili"
cercando di analizzare ed affrontare i diversi bisogni degli studenti? Come affrontare la numerosità
delle classi, la disomogeneità degli studenti, le barriere linguistiche e culturali, la scarsità di
strumenti, materiali e risorse... E ancora: come affrontare alcuni comportamenti degli studenti,
quali: distrazione, antagonismo, disturbi del comportamento, iperattività, mancanza di
motivazione, mancanza di rispetto, bisogni educativi speciali...
Un racconto a più voci
Spesso gli "elementi di disturbo" diventano tali quando non riescono a trovare spunti interessanti
e stimolanti in grado di suscitare la loro curiosità. Non è sempre semplice gestire situazioni di
disagio causate da alunni annoiati, frustrati o semplicemente spiritosi. Per esperienza diretta,
posso dire che una delle strategie che ad oggi si è rivelata - in numerose occasioni -piuttosto
efficace consiste nel partire dal momento di disagio per creare uno spunto di discussione e di
confronto o - meglio ancora - per vivere un momento di leggerezza ed allegria (in base,
ovviamente, alla gravità della situazione) insieme alla classe.
Paola De Lumè
Chi disturba ha certamente un disagio: non conosce le regole del lavoro di gruppo e non ne
rispetta i ruoli oppure non riesce a integrarsi nelle attività di classe, non è motivato ad apprendere,
o ancora si annoia, cerca attenzione e non ritiene utile quello che sta facendo. Insomma,
certamente chi interferisce con l'attività didattica disturbando in modo più o meno aggressivo, ha
problemi a cui il docente non sempre può mettere una pezza o risolvere. Credo che ci sia bisogno
di figure altre all'interno della scuola e di spazi di "scarico" del disagio dove lo studente possa
chiedere di essere inviato e ascoltato. Può essere un counselor, uno psicologo, un mentore o una
figura formata per contenere il disagio e fornire sostegno. È un servizio interno alla scuola che ho
visto perfettamente funzionante a Francoforte.
Maria Nica
Un counseling dell'alunno va accompagnato a mio avviso da una consulenza rivolta anche agli
insegnanti. La comprensione delle problematiche relazionali, motivazionali, psicodinamiche
appartiene agli specialisti, ma nel contempo dovrebbe essere compresa anche dai genitori e dai
docenti, visto che poi buona parte dovrà essere svolta da loro in classe e negli ambienti
d'apprendimento e sociali in cui 'vive' la classe.
Carmine Iannicelli
Ci sono situazioni in cui non c'è strategia didattica che funzioni, occorre fare un tipo di intervento
che va a lavorare su dinamiche di classe, dinamiche affettive e relazionali, motivazione intrinseca,
gestione delle emozioni, soprattutto della rabbia.
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