Una delle difficoltà maggiori che ho riscontrato durante i primi anni della mia esperienza lavorativa
è stata quella di coinvolgere la totalità degli insegnanti disciplinari nei processi di integrazione.
Alcuni di essi erano ancora troppo legati a variabili didattiche che ora ritengo superate come
l’obbligatorio svolgimento di tutti gli argomenti del programma e i conseguenti ritmi incalzanti
delle attività. Con un simile atteggiamento non si facilita certo l’integrazione degli alunni disabili e
il recupero di quelli che hanno difficoltà scolastiche, né si riescono a sperimentare strategie
innovative come l’apprendimento cooperativo. Negli ultimi anni la mia condizione di docente
precario mi ha concesso l’opportunità di investire le caratteristiche e i limiti della mia
professionalità, così come le mie
risorse umane, nelle due principali
figure cardine, nella loro
imprescindibile funzione educativa
all’interno di una ben più ampia,
complessa comunità scolastica:
l’insegnante di sostegno e
l’insegnante curricolare. Questa
mia imposta trasversalità mi ha
però permesso di cogliere appieno
in primo luogo l’importanza della
collaborazione fra i diversi docenti
responsabili dello sviluppo
dell’apprendimento e della
formazione educativa e, in secondo
luogo, anche se non meno
fondamentale, di comprendere la
necessità di bandire ogni rigidità metodologica per reclamare invece l’esigenza di una maggiore
flessibilità negli stili d’insegnamento. Mi è capitato sempre più spesso di prestare servizio in prima
persona quale insegnante di sostegno. Rinforzata una maggiore collaborazione con gli altri
insegnanti del team per co