Incontro fra i Popoli - Giornalino n. 53 dicembre 2016
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Incontro
fra i Popoli
Periodico dell'Associazione
Incontro fra i Popoli ONG onlus
La storia di
www.incontrofraipopoli.it
DICEMBRE 2016
n. 53 / anno XVII
ISSN 2499-5320
Rey David
Uvira, 31 gennaio 2016
Papà Leopoldo,
il mio cuore è emozionato per
averti davanti a me. Grazie per
aver acconsentito a incontrarmi.
Kalemie è a 350 chilometri e
ci sono voluti 3 giorni di faticoso
viaggio e 65 dollari per i vari bus,
ma sono proprio contento che ci
incontriamo. I soldi del viaggio li
abbiamo raccolti noi bambini e
giovani, quelli dell’associazione
AEJT che ho fondato. Tutti hanno
detto che è bene mangiare un
giorno in meno e unire i nostri
risparmi per pagarmi il viaggio,
Rey David
perché da questo incontro con te
vuole fare l’università.
sorgerà un futuro migliore per noi.
Sono David. Considerami, per favore, figlio tuo. Compio
venti anni quest’anno.
Io e la mia famiglia vivevamo qui a Uvira. Mio papà
faceva il muratore. Alzando i mattoni per costruire i muri
delle case, a un certo punto ha iniziato a vomitare sangue. I medici l’hanno curato, ma non hanno mai capito
che malattia avesse. Non è mai guarito del tutto. Approfittando del suo titolo di studio, a un certo punto e per
nostra fortuna, ha trovato impiego in una scuola come
insegnante. Ha insegnato per dieci anni, poi rapidamente è diventato cieco. Vede appena delle ombre.
Mia madre: in occasione del suo nono parto i medici scelsero il cesareo. Ma lo fecero male ed è divenuta
disabile, chissà, forse per sempre. A Uvira la medicina
non va. Ci hanno detto che a Kalemie è meglio. E
così ci siamo trasferiti laggiù e abbiamo preso una
capanna in affitto. I medici dicono che per mio
papà ci vogliono 700 dollari e due o tre anni
di cure. Per mamma chiedono 300 dollari.
Allora abbiamo venduto la nostra casetta qui a Uvira e abbiamo avuto mille
Una copia e 4,00
dollari. Ora inizieremo le cure, ma
Poste Italiane s.p.a.
Sped. abbon. postale D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, NE/PD - Taxe perçue
In caso di mancato recapito,
restituire al CMP di Padova per la restituzione
al mittente.
Contiene I.R.
ho poca fiducia. Intanto non abbiamo soldi per pagare
l’affitto. A giugno 2015 ho conseguito la maturità, il diploma di ragioniere amministrativo. Sono arrivato quarto su quindici promossi su cinquantaquattro studenti
che componevano la mia classe. Ho subito cercato lavoro, perché sono il fratello maggiore e devo mantenere
la famiglia. Nessuno mi assume. Tutti dicono che sono
giovane e che devo studiare ancora.
Io vorrei fare l’università a Lubumbashi: là si studia
bene. Da laureato avrò più autorità e potrò difendere
meglio i diritti dei bambini.
Le mie sorelle, più piccole di me, ma più grandi
degli altri fratelli, hanno qualche entrata: girano per le
strade e i mercati di Kalemie vendendo succhi di frutta.
Mia mamma, strascicandosi come può, ogni giorno va al
mercato e vende carbone vegetale. I fratelli più piccoli
restano a casa. Nessuno di noi nove, né sorelle né fratelli,
va a scuola.
Un giorno una mia sorella venne da me piangendo,
perché un cliente le aveva preso un succo di frutta e non
l’aveva pagato. Mi feci indicare chi era. Era un contadino importante nel nostro territorio. Andai da lui e, mostrandogli la tessera di socio dell’Associazione Ragazzi e
Giovani Lavoratori di Uvira, che tengo sempre con me,
gli dissi che ero un difensore dei diritti dei bambini,
che i bambini non sono animali, che lui ha commesso
un’ingiustizia e dato sofferenza a mia sorella. Il signore
mi guardò e disse che non pensava che così giovane io
fossi una persona importante che difendeva i diritti dei
bambini. Si scusò molto e pagò il dovuto.
Mentre finivo il colloquio con quel signore, una ragazzina di circa dodici anni che vendeva banane, si mise
a piangere e mi chiese di aiutarla. Parlai a lungo con lei.
Scoprii che era orfana di mamma, che il padre era ubriacone, che aveva due mogli e nessuna delle due la voleva
in casa. Piangeva tanto. Le parlai di te, papà Leopoldo
e della tua associazione. Una settimana dopo quella
ragazza, che si chiama Kashindi Kasigwa, mi portò un
foglio dove aveva scritto una poesia di sua invenzione.
Te la leggo: