IL SUD ON LINE MAGAZINE 15 - Il Sud On Line - 18 APRILE 2016 | Page 9

Ma basta dare un’occhiata ai filmati in rete per capirlo. Gli scontri di via Caracciolo stanno a una rivolta delle banlieu come il secchiello pieno sta all’oceano mare.

Quei giovani – non tutti – brandiscono mazze bordate di bandiere rosse. Altre insegne vessillifere non si notano. Sembrano studenti che, invece di marinare la scuola, stamane hanno pensato di imitare, piuttosto maldestramente, i black bloc. Quindi la matrice, se proprio si vuole scavare con le unghie, riporta semmai alla battaglia di Valle Giulia (Roma, marzo 1968), famosa perché in quella circostanza Pier Paolo Pasolini ne prese le distanze, affermando di simpatizzare coi poliziotti (i lazzari?) e non con gli studenti figli di papà… Altro che lazzari sanfedisti.

zz3Folli tira fuori la rivolta di Reggio, che in verità durò alcuni mesi – dal luglio del 1970 al febbraio del 1971 – e fu generata dalla decisione di collocare il capoluogo di regione a Catanzaro in vista dell’istituzione degli enti regionali. Tutta un’altra storia e geografia.

Augias dal canto suo insiste: “Come negare – si chiede – che nella violenza della settimana scorsa apparissero evidenti quei rigurgiti da lazzari, quella animosità senza scopo mossa dalla disperazione o dal cinismo, dalla mancanza di senso civico che è parte della storia napoletana?”.

Sorge spontanea la domanda.

Ma c’è qualcuno tra i giornalisti e intellettuali italiani di sinistra che si sia mai sognato di spiegare le rivolte dei giovani anti-Tav nel Nord a una qualche “ascendenza sanfedista” premoderna e selvaggia?

Si sono mai sognati, Folli ed Augias, di qualificare la protesta del G8 di Genova, per esempio, come degna dei “lazzari di fine settecento”?

CORRADO AUGIAS e il clichè inossidabile di Napoli lazzara e sanfedista

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Che Sud Che Fa

a chi ravvede, come fa ancora Bei, “tra quei milioni di elettori, dove la propaganda leghista fatica ancora a sfondare per antica diffidenza…” un bacino di consenso in cui renzi potrebbe “fare man bassa, visto lo stato comatoso del centrodestra”. Ecco perché il Sud torna al centro della contesa. E Napoli torna ad essere uno dei principali terreni di scontro politico.

Napoli, cioè Bagnoli. Svanito del tutto il Masterplan a cui stava lavorando Claudio De Vincenti, Renzi non se ne può giovare e quindi la sua “agenda setting” deve virare verso Bagnoli, metonimia di Napoli, a sua volta sineddoche del Mezzogiorno. “Bagnoli – scrive nella sua ultima enews il presidente Renzi – è un simbolo straordinario. Area bellissima, meravigliosa. Totalmente abbandonata da una politica incapace di decidere. Da una politica maestra nell’arte del rimpallo di responsabilità. Abbiamo deciso di decidere. E visto che il Comune non lo faceva, lo abbiamo fatto noi, nominando un Commissario.

La scalata del tema Bagnoli nella hit parade argomentativa di Renzi costringe De Magistris a rincorrerlo su quella china.

Per il sindaco era pronta un nuovo sacco di Napoli ad opera delle lobbies delle costruzioni. “Ci hanno detto di tutto – chiosa Renzi riferendosi al primo cittadino – accusandoci di interessi e mani sulla città. Poi quando hanno visto il progetto si sono dovuti fermare. Non c’è un solo centimetro cubo in più di quanto previsto dal Comune. Anzi ci sono meno case e meno spazi commerciali. C’è invece una sorpresa per gli addetti ai lavori, una sorpresa che tuttavia io ritengo un atto dovuto: eliminiamo la colmata”.

Il premier si sofferma anche a spiegare che cos’è. La colmata è una roba che da sola vale undici ecomostri.

“E’ il più grande scandalo ambientale di Bagnoli. Un milione di metri cubi di rifiuti lasciati a marcire per decenni. Ci vorranno 272 milioni di euro per ripulire le schifezze che sono state fatte nei 230 ettari di Bagnoli. Ma per noi è una priorità. E lo Stato c’è. Perché se riparte Bagnoli, riparte Napoli e riparte il Mezzogiorno”. Più chiaro di così…

L’operazione Bagnoli porterà risanamento ambientale e lavoro, anche dall’estero.

Il gioco, insomma, si è fatto improvvisamente duro. E De Magistris non si è potuto più tirare indietro. Ha trasformato le elezioni amministrative in una battaglia politica. Ed infatti è quello il piano su cui si colloca la sua polemica con Renzi. L’ex magistrato punta a coprire uno spazio che sta tra il Pd e il variegato mondo della sinistra antagonista, oggi in crisi di rappresentanza, succhiando un po’ di voti al Movimento 5 stelle e, dall’altro canto, incassando i consensi dall’area dei cosiddetti “neoborbonici”. Una strategia che gli esperti di calcio definirebbero come un “movimento senza palla teso ad aggredire gli spazi”, e che per altri versi è tra le opzioni tecniche anche di Michele Emiliano.

Ma anche Antonio Bassolino, uomo al quale va riconosciuto uno spiccatissimo senso tattico. Non sceglie, come De Magistris, il terreno dello scontro in campo aperto. Cosa che non fece nemmeno negli anni Novanta, quando poteva essere ispiratore di una nuova stagione della politica con il partito dei sindaci e invece si fermò a Eboli: scelse rapidamente di ripiegare i vessilli non appena partì da D’alema, allora presidente del Consiglio, una durissima reprimenda sui sindaci cacicchi… E fu premiato, divenendo ministro del Lavoro per una breve e d infausta stagione.

Ancora una volta, Bassolino potrebbe trarre il massimo profitto dalle difficoltà altrui. Di Valeria Valente che rischia di non arrivare al ballottaggio. Ma anche di Matteo Renzi, che rischia di perdere la battaglia di Napoli, nonostante il pacchetto Bagnoli. Il capo del governo non si può permettere una Napoli definitivamente “derenzizzata”. Dove il primo ministro politica venga accolto – a prescindere – con sassi e bottiglie di vetro. Ancora una volta Bassolino medita di poter ottenere il massimo nelle condizioni date. Ha perduto le primarie, ma affinché il PD vinca le “secondarie” di giugno, il suo apporto è indispensabile. C’è da scommettere che lo farà pesare non facendo sconto nemmeno sulla tara.