Il salotto delle donne n°1 | Page 16

LA PSICOTERAPEUTA

LA DISMORFOFOBIA

Il disturbo di dismorfismo corporeo: riconoscerlo per prendersene cura.

Il disturbo di dismorfismo corporeo, noto anche con il termine dismorfofobia (dal greco  dismorfia, che significa bruttezza, in particolare del volto), è un disturbo persistente dello spettro ossessivo-compulsivo la cui caratteristica distintiva è il focus sull’apparenza estetica. Infatti si caratterizza per la preoccupazione per uno o più imperfezioni o difetti percepiti nel proprio aspetto fisico che si considera brutto, anormale, deforme o non attraente. Nonostante questi difetti percepiti non sono osservabili o possano essere di scarsa rilevanza e apparire agli altri soltanto in modo lieve, chi ha questo disturbo finisce per vergognarsene e credere di essere notato o deriso per il proprio aspetto che deve così essere modificato definitivamente.

Chi soffre di disturbo di dismorfismo corporeo è ossessionato dal pensiero della propria immagine e del proprio corpo per diverse ore nell'arco della giornata (in media dalle 3 alle 8 ore al giorno). rappresentata dal tessuto adiposo (costituito da grasso), che in un individuo medio del peso di 70 kg, generalmente ammonta a circa 15 kg, mentre le scorte di carboidrati ammontano a poco meno di 500 grammi. È quindi evidente come le riserve di zuccheri possono garantire energia per periodi di tempo molto limitati, mentre i grassi rappresentano una riserva di energia assai più rilevante.

Quando gli zuccheri sono presenti in quantità sufficiente, risultano essere la sorgente di energia preferita dal nostro corpo. Quando questi scarseggiano la maggior parte di organi e tessuti può utilizzare i grassi come fonte alternativa di energia, o può convertire altre sostanze in zuccheri, come ad esempio le proteine (queste ultime prelevate principalmente dal muscolo e dalla cute). tessuti sottocutanei: i capillari vengono ulteriormente compressi ed il drenaggio dei liquidi in eccesso si fa sempre più difficile.

LE CAUSE DELLA CELLULITE

L’insorgere della cellulite dipende da diversi fattori che spesso si sommano fra loro (anche se tutto si può ricondurre ad un’alterazione del microcircolo); alcuni di essi non sono eliminabili e sono quindi definiti PRIMARI ( ad es. il sesso, la razza, o la familiarità), altri, detti SECONDARI, sono collegati ad alcune fasi della vita, a patologie particolari o all’assunzione di farmaci; altri invece, definiti fattori AGGRAVANTI ( ad es. cattiva alimentazione o sedentarietà).

Chi soffre di disturbo di dismorfismo corporeo è ossessionato dal pensiero della propria immagine e del proprio corpo per diverse ore nell'arco della giornata (in media dalle 3 alle 8 ore al giorno).

Le preoccupazioni possono riguardare qualsiasi parte del corpo oppure più aree, più frequentemente la pelle (per es. rughe, acne, cicatrici), i capelli o i peli (per es. diradamento dei capelli o eccessiva peluria) o il naso (per es. la forma o la grandezza). Queste preoccupazioni sono indesiderate, intrusive, difficili da controllare e da mettere a freno. Può presentarsi talvolta l’ansia per una percepita asimmetria delle aree corporee.

Cercare rassicurazioni da persone vicine non porta a convincersi di avere un aspetto normale. energia, o può convertire altre sostanze in zuccheri, come ad esempio le proteine (queste ultime prelevate principalmente dal muscolo e dalla cute).

aspetto normale. In risposta a queste preoccupazioni vengono attuati comportamenti ripetitivi (per es. guardarsi esageratamente allo specchio e controllare su superfici riflettenti i difetti percepiti; stuzzicarsi la pelle; toccarsi le parti non gradite per controllarle; fare molti cambi d’abito; curarsi eccessivamente il corpo, fare troppo esercizio fisico o sollevamento pesi, camuffarsi applicandosi ripetutamente il trucco oppure coprire le aree sgradevoli con un cappello o abiti) e azioni mentali (per es. confrontare il proprio aspetto con quello delle altre persone).

Chi ha questo disturbo può avere difficoltà ad uscire di casa per andare a scuola o a lavoro a causa di questi pensieri negativi sul proprio aspetto, compromettendo così il personale funzionamento psicosociale. riduzione del peso senza intaccare la massa magra. Nacquero i vari protocolli di diete caratterizzate da un apporto calorico ridotto con quasi totale assenza di carboidrati e un misurato apporto di proteine volto a ridurre al minimo la perdita di preziosa massa muscolare.

La diffusione della dieta chetogenica per fini dimagranti ha iniziato ad vere una straordinaria diffusione nelle ultime decadi con la nascita delle diete “low-carb” fai-da-te, ovvero modelli basati sulla riduzione drastica del consumo di carboidrati a fronte della possibilità di cibarsi liberamente di grassi e proteine. Tali modelli alimentari, impropriamente condotti senza controllo medico, sono stati comprensibilmente criticati dalla comunità scientifica, riconoscendo in tali condotte alimentari degli elementi di rischio per la salute.

Negli ultimi anni infine, si è visto un rinnovato interesse scientifico nei confronti di questo regime alimentare, con l’avvio di promettenti filoni di indagine sull’utilizzo della dieta chetogenica oltre che per il trattamento dell’obesità e delle sue conseguenze sui vari organi e apparati, per il trattamento del diabete di tipo 2, per la sindrome metabolica ma anche per alcune patologie neurologiche (epilessia, emicrania, cefalea a grappolo, Alzheimer, Parkinson) ed alcune condizioni di pertinenza ginecologica quali la policistosi ovarica, l’endometriosi e alcuni casi di infertilità.

Per fare diagnosi del disturbo di dismorfismo corporeo è utile osservare se si soffre di ossessioni connesse all’aspetto fisico; se si hanno dei comportamenti compulsivi relativi a queste ossessioni; se questi comportamenti provocano disagio, richiedono molto tempo ed ostacolano altre attività della vita quotidiana.

La psicoterapia è la chiave di cura di questo disturbo. Nello specifico la psicoterapia cognitivo-comportamentale dà al paziente le basi per capire il problema, offre tecniche pratiche per la gestione di ansia ed emozioni negative e porta la persona a riconoscere e modificare i pensieri irrazionali e disfunzionali che determinano disagio, riducendo i comportamenti compulsivi. L’obiettivo è che il paziente possa accettarsi e riappropriarsi della propria identità.

Alla luce di tutto ciò occorre che si sviluppi una sempre più crescente sensibilità nei confronti di questo disturbo, in modo da riconoscerne i segnali per potersene prendere cura in modo funzionale.

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