Il salotto delle donne n°1 | Page 14

IL NUTRIZIONISTA

LA DIETA CHETOGENICA

Il principio su cui si basa la dieta chetogenica è la capacità del nostro corpo di utilizzare le proprie riserve di grassi quando la disponibilità di carboidrati è notevolmente ridotta.

Il principio su cui si basa la dieta chetogenica è la capacità del nostro corpo di utilizzare le proprie riserve di grassi quando la disponibilità di carboidrati è notevolmente ridotta.

Affinché questo possa avvenire occorre limitare al minimo sia l’assunzione di alimenti contenenti naturalmente zuccheri, come la frutta, il latte, i cereali, i legumi e alcuni tipi di ortaggi; sia di quelli preparati a partire da questi, con o senza aggiunta del comune zucchero utilizzato per dolcificare gli alimenti detto anche “saccarosio” o suoi surrogati (maltodestrine, sciroppi, amidi, etc.).

Come funziona?

L’organismo umano dispone di molteplici forme di riserve energetiche delle quali la più consistente è quella rappresentata dal tessuto adiposo (costituito da grasso), che in un individuo medio del peso di 70 kg, generalmente ammonta a circa 15 kg, mentre le scorte di carboidrati ammontano a poco meno di 500 grammi. È quindi evidente come le riserve di zuccheri possono garantire energia per periodi di tempo molto limitati, mentre i grassi rappresentano una riserva di energia assai più rilevante.

Quando gli zuccheri sono presenti in quantità sufficiente, risultano essere la sorgente di energia preferita dal nostro corpo. Quando questi scarseggiano la maggior parte di organi e tessuti può utilizzare i grassi come fonte alternativa di energia, o può convertire altre sostanze in zuccheri, come ad esempio le proteine (queste ultime prelevate principalmente dal muscolo e dalla cute). tessuti sottocutanei: i capillari vengono ulteriormente compressi ed il drenaggio dei liquidi in eccesso si fa sempre più difficile.

LE CAUSE DELLA CELLULITE

L’insorgere della cellulite dipende da diversi fattori che spesso si sommano fra loro (anche se tutto si può ricondurre ad un’alterazione del microcircolo); alcuni di essi non sono eliminabili e sono quindi definiti PRIMARI ( ad es. il sesso, la razza, o la familiarità), altri, detti SECONDARI, sono collegati ad alcune fasi della vita, a patologie particolari o all’assunzione di farmaci; altri invece, definiti fattori AGGRAVANTI ( ad es. cattiva alimentazione o sedentarietà).

di molteplici forme di riserve energetiche delle quali la più consistente è quella rappresentata dal tessuto adiposo (costituito da grasso), che in un individuo medio del peso di 70 kg, generalmente ammonta a circa 15 kg, mentre le scorte di carboidrati ammontano a poco meno di 500 grammi. È quindi evidente come le riserve di zuccheri possono garantire energia per periodi di tempo molto limitati, mentre i grassi rappresentano una riserva di energia assai più rilevante.

Quando gli zuccheri sono presenti in quantità sufficiente, risultano essere la sorgente di energia preferita dal nostro corpo. Quando questi scarseggiano la maggior parte di organi e tessuti può utilizzare i grassi come fonte alternativa di energia, o può convertire altre sostanze in zuccheri, come ad esempio le proteine (queste ultime prelevate principalmente dal muscolo e dalla cute).

la maggior parte di organi e tessuti può utilizzare i grassi come fonte alternativa di energia, o può convertire altre sostanze in zuccheri, come ad esempio le proteine (queste ultime prelevate principalmente dal muscolo e dalla cute).

Una delle prime applicazioni cliniche della dieta chetogenica per trattare specifiche patologie risale agli anni 20 del secolo scorso, quando venne utilizzata per trattare i pazienti pediatrici affetti da epilessia non curabile con i farmaci allora disponibili. 

Negli anni 60 e 70, con l’aumentare costante dei soggetti in sovrappeso e obesi, numerosi furono gli studi sull’impiego di una dieta a basso contenuto calorico che potesse portare ad una rapida e significativa riduzione del peso senza intaccare la massa magra. Nacquero i vari protocolli di diete caratterizzate da un apporto calorico ridotto con quasi totale assenza di carboidrati e un misurato apporto di proteine volto a ridurre al minimo la perdita di preziosa massa muscolare.

La diffusione della dieta chetogenica per fini dimagranti ha iniziato ad vere una straordinaria diffusione nelle ultime decadi con la nascita delle diete “low-carb” fai-da-te, ovvero modelli basati sulla riduzione drastica del consumo di carboidrati a fronte della possibilità di cibarsi liberamente di grassi e proteine. Tali modelli alimentari, impropriamente condotti senza controllo medico, sono stati comprensibilmente criticati dalla comunità scientifica, riconoscendo in tali condotte alimentari degli elementi di rischio per la salute.

Negli ultimi anni infine, si è visto un rinnovato interesse scientifico nei confronti di questo regime alimentare, con l’avvio di promettenti filoni di indagine sull’utilizzo della dieta chetogenica oltre che per il trattamento dell’obesità e delle sue conseguenze sui vari organi e apparati, per il trattamento del diabete di tipo 2, per la sindrome metabolica ma anche per alcune patologie neurologiche (epilessia, emicrania, cefalea a grappolo, Alzheimer, Parkinson) ed alcune condizioni di pertinenza ginecologica quali la policistosi ovarica, l’endometriosi e alcuni casi di infertilità.

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Il principale rischio delle diete chetogeniche fai-da-te o realizzate tramite prodotti presenti sul mercato è quello di assumere una quantità di proteine insufficiente (che ne causerebbe la perdita corporea) o eccessiva (che andrebbe a causare un sovraccarico per fegato e reni).

È di particolare importanza infatti una valutazione antropometrica, dello stato di salute e dello stile di vita del soggetto affinché possa essere definito il fabbisogno proteico giornaliero dell’individuo. La ripartizione degli altri macro e micronutrienti, come ad esempio i grassi, i carboidrati, i sali minerali e le vitamine, andrà calibrata e personalizzata a seconda del paziente e dell’obiettivo terapeutico da raggiungere che vanno dal semplice dimagrimento fino al trattamento di articolati quadri patologici di pazienti in terapia. La gestione di eventuali problematiche che possono verificarsi nel corso della dieta chetogenica, nonché l’impostazione della importantissima fase di transizione che conduce il paziente ad un modello alimentare abituale attraverso la reintroduzione controllata nella quantità e nella qualità degli alimenti contenenti carboidrati, richiede l’intervento di uno specialista di esperienza nel campo della nutrizione.