Il Giornale Democratico Nov/Dic 2018 Il Giornale Democratico NovDic 2018 | Page 2

Il Giornale Democratico Dicembre 2018 “Decreto Salvini” Cosa c’è da sapere sulla “fine” di un Sistema di accoglienza funzionale e trasparente di Gaia Ferrara nostre zone interne. Lo Sprar, acronimo che sta per Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, è gestito da Enti locali che, per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata, accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo: sono detti “di seconda accoglienza” proprio perché non si limitano a fornire vitto e alloggio, ma prevedono in modo complementare anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. Con l’entrata in vigore del decreto, l’accesso agli Sprar verrà limitato esclusivamente a chi beneficia di protezione internazionale e sarà impedito a chi è ancora richiedente. Ci chiediamo, anche in questo caso, cosa succederà a quelle persone che attualmente, per legge, non possono più accedere a questo servizio, e lo abbiamo chiesto direttamente ai centri presenti sul territorio alburnino e della Valle del Calore: gli Sprar di Ottati, Bellosguardo- Roccadaspide-Sacco e Piaggine. Aperti dall’estate 2017, essi accolgono famiglie di diversa provenienza (Ghana, Marocco, Nigeria, Syria): ogni progetto prevede uno specifico numero di famiglie, a ciascuna delle quali viene assegnata una casa. I tempi di accoglienza variano, da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 2 anni: le famiglie ospitate vengono aiutate nel loro percorso da un’equipe formata da differenti figure più o meno specializzate a seconda del contributo che essi sono chiamati a dare. Tra queste, troviamo educatori, assistenti sociali e/o avvocati, operatori socio sanitari, maestri di lingua, operatori generici, i quali fanno tutti riferimento alla figura del coordinatore del centro. Le attività che vi si svolgono sono tra le più varie, ed hanno luogo sia a casa degli “ospitati” che negli spazi comuni che l’Ente ha messo a loro disposizione: corsi di italiano, corsi di scuola guida, attività educative per bambini (laboratori sul movimento, sull’emozione…), oltre a semplici attività quotidiane, che possono consistere nell’accompagnamento a visite sanitarie o a rinnovo documenti. Quello che si avverte, parlando con chi vive e lavora in prima persona all’interno di queste realtà, è certamente che c’è uno scambio mutuo: i Centri Sprar del nostro territorio, oltre ad offrire aiuto e sostegno alle famiglie ospitate, sono motivo innanzitutto di lavoro ma anche di impegno da parte di persone che vivono quotidianamente sul territorio, e che hanno trovato in questo modo la maniera di restarci, senza dover allontanarsi per cercare altrove un’occupazione. Poco chiaro resta tuttavia il destino di questi Centri, ma soprattutto Alburni Il cosiddetto “decreto sicurezza”, meglio definito come “decreto Salvini”, è già da qualche settimana legge, a seguito dell’approvazione al Senato in prima lettura, il 7 novembre, e del voto definitivo della Camera dello scorso 28 novembre. Perché chiamarlo “decreto sicurezza” sarebbe sbagliato? Innanzitutto perché comprende una serie di provvedimenti sul tema dell’immigrazione che poco o niente hanno a che fare con la sicurezza: come giustamente diceva durante un’intervista di qualche giorno fa Gino Strada: “in realtà con la sicurezza quel decreto non c’entra niente […] La mia sicurezza non dipende da quanti immigrati ci sono, da quanti regolari, quanti irregolari; questa è una campagna strumentale che tende a generare odio e che tende a generare violenza”. Il decreto Salvini stabilisce, innanzitutto, l’abolizione della concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, prevista dal testo unico sull’immigrazione: secondo alcuni calcoli, questo farà sì che 140mila persone, che oggi sono titolari di un permesso di soggiorno, diventino nuovamente irregolari. A questa decisione, si aggiunge quella di ridimensionare il sistema Sprar, un sistema di “seconda accoglienza” largamente diffuso sul territorio italiano ed in particolare sviluppato anche nelle 1