Il foglio dell'Umanitaria n.3 ottobre 2015 - gennaio 2016 | Page 25

il FOGLIO dell’Umanitaria 25 Fin dal suo esordio narrativo (“Madrigale” - 1999), Giulia Alberico ha mostrato una speciale grazia nel raccontare i sentimenti, che scompaginano e ricompongono al vita dei suoi personaggi. E con questo nuovo romanzo, “Un amore sbagliato”, scritto con grazia e raffinatezza, l’Autrice conferma la sua capacità di esplorare l’universo femminile. Le abbiamo rivolto alcune domande in linea con il nostro ciclo di incontri. La passione di scrivere secondo Giulia Alberico Intervista a cura di Milena Polidoro Cosa pensi dei Circoli di lettura? Penso tutto il bene possibile. Ne frequento uno da dieci anni. Oggi i Circoli di lettura sono un presidio di curiosità, intelligenza e amore per i libri, in tempi che sembrano favorire il vuoto. Seguici su Secondo te, l’occasione di mettere direttamente a contatto i lettori con gli autori è un buon mezzo per favorire l’incremento delle vendite dei libri? In linea di massima ritengo che l’autore sia tutto nella sua scrittura, dunque dovrebbe restare sconosciuto al lettore. In alcuni casi, però, incontrare chi ha letto e desidera entrare nelle pieghe del testo è un arricchimento per l’autore. In quanto alle vendite direi che sono proporzionali, quasi sempre, al comparire dell’autore sui media. Sono vendite sicure per chi scrive e sta in TV, per chi é un personaggio noto perché “appare”. Vuoi leggere il libro prima dell’incontro, ma non hai tempo di andare in libreria? Lo puoi acquistare in segreteria con lo sconto L’abitudine diffusa di scrivere attraverso i social network condiziona la professione dello scrittore? Non frequento i social network e dunque non saprei Una serie di statistiche indicano che il “genere” più diffuso nelle vendite sembra appartenere al giallo o al thriller, la domanda allora è: le tendenze del mercato possono influenzare la creatività di un autore o pensi che siano invece uno stimolo a sviluppare la potenzialità di generi alternativi? Credo che uno scrittore di narrativa (uno scrittore, non “uno che scrive”!) debba soltanto dare parola e spazio al suo mondo interno e alle storie che lo abitano. Pazienza se quel che ha da dire non va “di moda”. Scrivere e raccontare storie è più un piacere o una sfida? Penso più una sfida. Trovare le parole per dire è spesso faticoso, anche piacevole, ma è soprattutto un modo per capire di sé e del mondo. Una sfida, dunque.