EDIZIONE SPECIALE
7
il
FOGLIO dell’Umanitaria
1906-2015. Oggi come allora
l’Umanitaria all’Expo
Quando nel 1902 si
iniziò a delineare l’idea di organizzare l’Esposizione Universale
del 1906 a Milano e si
decise di dedicarla al
tema dei trasporti per
celebrare l’imminente
apertura del traforo
del Sempione, la
Società Umanitaria
era appena uscita dal
ginepraio legale durato quasi un decennio e
iniziato subito dopo il
suo riconoscimento
giuridico nel 1893.
Prima lo spinoso contenzioso con gli eredi
del Loria, e poi il commissariamento imposto dal Generale
Bava Beccaris in seguito ai moti del
’98, avevano di fatto impedito alla
neonata Umanitaria di intraprendere
la sua azione in favore del “Quarto
Stato”: ma, proprio a partire dall’inizio del 1902, la macchina poté finalmente mettersi in moto.
Desta veramente stupore soffermarsi
a riflettere su quante iniziative
pionieristiche
l’Umanitaria
fosse stata in grado di mettere in
campo nel giro di un solo lustro
nell’ambito dell’assistenza ai lavoratori, nel campo dell’istruzione e della
formazione professionale, in quello
della cooperazione, del sostegno agli
emigranti e dell’edilizia popolare,
facendosi promotrice ed iniziatrice di
nuovi istituti il cui fine non era più
l’assistenza elemosiniera, ma l’emancipazione del proletariato, dimostrando di essere una delle realtà
sociali più dinamiche del tempo.
Proprio per meglio illustrare la peculiarità del suo stratificato intervento, il
Consiglio della Società Umanitaria
deliberò fin dal 1905 di non limitare la
sua presenza all’interno del padiglione della Previdenza (tema per la
prima volta presente in un’ Esposizione Universale, all’insegna della
volontà di rappresentare la modernità
in tutti gli ambiti della vita, dalle
comunicazioni alle evoluzioni sociali),
ma di allestire un proprio padiglione, collocandolo significativa-
mente nel Parco Sempione, sede principale della manifestazione.
Progettato dall’architetto Luigi Conconi e realizzato dall’architetto Enrico
Monti (insieme all’Acquario Civico di
Milano, è l’unico padiglione sopravissuto, poiché smontato e trasportato
dal costruttore nel parco della sua
residenza estiva ad Anzola in val d’Ossola), il Padiglione, in stile
liberty, era suddiviso in tre stanze: la più ampia rappresentava “una
sala di ritrovo e lettura per operai”,
dove vennero esposti i prodotti
degli allievi delle Scuole d’Arte
applicata all’Industria dell’Umanitaria, mentre le linee architettoniche delle altre due stanze riproducevano perfettamente uno dei 249
appartamenti del nuovo quartie-
di Daniele Vola
re di via Solari. Il
quartiere, realizzato dall’architetto Giovanni
Broglio e interamente
finanziato dall’Umanitaria, era appena stato
inaugurato nel marzo
del 1906: un progettopilota (replicato nel
1909 in viale Lombardia) che fu visitato in più
occasioni dai congressisti – italiani e stranieri –
partecipanti all’Expo e
che ancora oggi è considerato un modello di
abitazioni operaie
all’avanguardia.
Contestualmente all’esposizione, la Società
Umanitaria si fece promotrice di due
importanti convegni internazionali
sull’assistenza pubblica e privata e,
primo nel suo genere, sulla disoccupazione, contribuendo a porre in risalto
i temi della previdenza sociale e del
lavoro.
La partecipazione all’Esposizione fu per l’Umanitaria un successo notevole, testimoniato dai
numerosi riconoscimenti ufficiali, tra
cui una Medaglia d’oro per la Sezione
arte decorativa, un Diploma di Gran
Premio per le scuole d’arti e mestieri e
una Medaglia d’oro per le scuole professionali femminili: non dimentichiamoci che una delle insegnanti, per
la scuola di sartoria, era Rosa Genoni,
Gran Prix per la moda.