Il filo rosso Oct 2013 | Page 20

Calcutta Taxi - Canada/India 2012 - Fiction - 20' di Vikram Dasgupta Basato su un fatto realmente accaduto al regista quando era studente in India, il film è vincitore del Florence Indian Festival del 2013. Un allievo del College of Art di Calcutta, il giovane Aditya Chaterji, si ritrova a rincorrere il proprio zaino rubato dall’autista di uno dei 34.000 taxi della capitale. Un secondo autista di taxi viene in aiuto di Aditya, nel rincorrere il ladro e nel tentativo di recuperare la borsa, che comprende piena di banconote, non fosse altro che per difendere la reputazione dei tassisti indiani. Il terzo conducente di taxi è colui che è scappato con lo zaino, il personaggio che concluderà il film con una bellissima riflessione sulle diversità di ciascuno di noi. Nelle affollate, colorate, disordinate strade di Calcutta si intrecciano, dunque, tre storie, diverse ma in stretta relazione l’una con l’altra. Siamo nel mezzo di una protesta, di uno sciopero, di dimostrazioni accese e confuse che paralizzano la città. Personaggi baffuti in divisa, dallo sguardo duro ma anche un po’ sornione, perquisiscono e sciolgono malintesi. Le tre vite che scorrono sullo schermo si intrecciano, la storia di una coincide e ha conseguenze su quella dell’altra, una influenza l’altra. La storia di uno zaino-pacco vista da tre diverse prospettive. Ognuno ha perso e trovato qualcosa in questa occasione, in questo episodio che potremo definire del furto-fuga-bomba. Lo studente ha perso lo zaino ma lo ha, infine, ritrovato, il tassista che lo aiuta ha perso la ricompensa sperata ma ha ritrovato la reputazione della sua categoria e la libertà che rischiava di perdere perché arrestato erroneamente durante la manifestazione, il ladro ha perso lo zaino e l’udito all’orecchio sinistro, per una bomba esplosa accanto ad esso, e ritrovato la fiducia e l’amore della moglie. Esso, ladro iniziale, costituisce, a nostro avviso, il personaggio più bello e tenero. Il suo matrimonio combinato diventa una scena delicata quando ammettendo alla moglie la sua sordità, la stessa ammette la sua balbuzie. Entrambi credevano che questi difetti potessero costituire un problema al loro legame. Invece, in un dialogo finale dolce, complice e commovente fra i due coniugi, si conclude che le nostre differenze siamo noi stessi e che se scappiamo da esse scappiamo da noi stessi. (SS) 20