Il filo rosso Oct 2013 | Page 15

Curfew - U.S.A. 2011 - Fiction - 19' di Shawn Christensen Curfew (coprifuoco) del regista, sceneggiatore e musicista Shawn Christensen è il cortometraggio che negli ultimi tempi ha vinto il maggior numero di premi, collezionando una quarantina di riconoscimenti ricevuti nei festival di tutto il mondo, tra cui l'Oscar 2013, nella categoria cortometraggi. Curfew racconta la storia di un uomo depresso e il suo incontro con Sophia, la nipotina di nove anni, interpretata dalla piccola e bravissima Fatima Ptacek, che ha al suo attivo numerose esperienze di lavoro in serie televisive, cortometraggi, doppiaggio di personaggi di cartoni animati e anche in qualità di modella. Ritchie, il protagonista del film interpretato dallo stesso Christensen, nel momento più drammatico della sua vita, mentre sta attendendo la morte in una vasca da bagno, dopo essersi tagliato le vene di un polso, viene interrotto dallo squillare del telefono. Con la lametta ancora tra le dita insanguinate, prima titubante poi incuriosito, allunga il braccio e risponde al telefono. Si tratta di sua sorella che non vede da molto tempo e che, pur ritenendolo un irresponsabile, gli chiede se può occuparsi per qualche ora della nipotina Sophia, che ha conosciuto quando era in fasce. I rapporti tra i due sono interrotti da qualche anno, ma le circostanze costringono la donna ad affidare la figlia al fratello, per fare in modo di affrontare una situazione difficile, legata a violenze fisiche subite da parte di un uomo. Ritchie decide quindi di rinviare il proprio suicidio e si medica con un po' di garza, in modo da tamponare l'uscita del sangue e coprire il taglio che si era procurato al polso. Quello che Ritchie ancora non sa è che quella bambina si dimostrerà molto più matura ed intelligente di lui e dopo qualche momento iniziale di diffidenza reciproca, riuscirà a dargli nuovo interesse per la vita, facendogli riconsiderare il valore degli affetti di sangue, in un'esistenza destinata a giungere drammaticamente al capolinea. Il regista ha tratto l'ispirazione per realizzare questo film da una conversazione avuta con una ragazzina di nove anni, occasione in cui si è reso conto che per molti versi lei era molto più intelligente di lui. I bambini a quell’età assorbono così tante informazioni e lo fanno con una tale energia, che possono esser fonte di grande ispirazione. Gli adulti, invece, di qualsiasi parte del mondo siano, con il passare degli anni si fanno più disincantati ed indifferenti. A Christensen piaceva l’idea di esplorare quelle due persone così diverse: una bambina piena di vita ed un adulto che invece ne era completamente svuotato, ma che dentro di lui, aveva ancora sopito un bambino interiore. (WM) 15