La Protezione Civile c’è,
ma serve l’autorizzazione
Riguardo l’attuale situazione migranti
che sta vivendo il Biellese, l’Amministrazione Provinciale si è, fin dal principio, resa disponibile a mettere a disposizione gli spazi all’interno di uno
degli stabili di proprietà.
L’unico edificio che si è potuto mettere a disposizione è la ex caserma dei
Vigili del Fuoco, sita in via Gersen a
Biella, attuale sede del Coordinamento Provinciale di Protezione Civile,
ma l’attuale normativa non consente la convivenza di Protezione Civile
e migranti, pertanto senza un diretto
intervento del Governo non si potrà
procedere. Quello che è certo che la
Provincia di Biella non ha la volontà di
lasciare il Coordinamento senza sede,
privando i Biellesi di una realtà sempre presente ed a disposizione dei cittadini e delle Istituzioni.
Il Governo ha chiaramente e formal-
mente attribuito alle Prefetture la
gestione dei flussi migratori, ma nel
Biellese, di fatto, sono gli Enti Locali
ad occuparsi della ricerca di stabili da
adibire all’accoglienza dei migranti.
È da molto che sostengo fortemente che il Governo, e sul territorio le
Prefetture, dovrebbero dislocare i migranti secondo quote prestabilite, altrimenti ci troviamo a confrontarci con
situazioni che vedono piccoli centri
ospitare un gran numero di immigrati,
mentre realtà decisamente più grandi,
e, probabilmente con maggior peso
politico, devono gestire numeri molto
ridotti o comunque ampiamente al di
sotto delle reali potenzialità.
Se si continua a perseguire una gestione come quella attuale ho il timore che
scoppi una bomba sociale, alimentata da soggetti che, anziché avanzare
proposte concrete, pensano a gettare
benzina sul fuoco, peggiorando la già
difficile situazione, che deve essere
affrontata e gestita nel minor tempo
possibile.
Emanuele Ramella Pralungo
Sindaco di Occhieppo Superiore
Presidente della Provincia di Biella
L’emergenza non è finita:
un appello a tutti i Comuni
Non è la scelta di un territorio quella
di ospitare profughi in sovrannumero
rispetto a quelli assegnati dalle quote
regionali e provinciali.
Ma è una precisa e doverosa scelta
di una città quella di fare tutto il possibile perché l’accoglienza sia puntuale
e dignitosa, come è accaduto a Biella
con l’arrivo a ondate dei richiedenti
asilo fuggiti dal Pakistan.
Da quest’estate, la situazione è chiara eppure complessa: prima piccoli
gruppi isolati, poi gruppi sempre più
numerosi richiamati dal passaparola,
hanno scelto Biella e non una grande
città più conosciuta e più facilmente
raggiungibile, per farsi accogliere.
Arrivo dopo arrivo, le persone di cui
la nostra provincia si è fatta carico
sono diventate ormai 150, prima nel
clamore delle polemiche fomentate
ad arte da chi, in politica e sui media,
ama solleticare istinti xenofobi, poi nel
silenzio. Il Comune di Biella ha fin da
subito fatto quanto è stato nelle sue
possibilità, preferendo i fatti alle polemiche e andando spesso oltre i suoi
compiti istituzionali.
Così alla struttura di via Coda a Chiavazza, messa a disposizione della
Prefettura già in estate in piena emergenza e oggi ancora occupata visto
che l’emergenza non è cessata, si è
aggiunta l’ex sede dell’Atap di viale
Macallé, un altro stabile di proprietà
comunale che abbiamo concesso di
trasformare in rifugio sicuro per i richiedenti asilo, perché non fossero
costretti a passare la notte all’aperto. Per il resto delle necessità molto,
anzi moltissimo, ha fatto la Caritas,
sostenuta dalla voglia di fare senza
ascoltare le polemiche, che sentiamo
nostra. Poco, anzi pochissimo, hanno
fatto altri enti: sono stati lasciati cadere senza avere una risposta i tanti
appelli agli altri Comuni della provincia, perché sulla falsariga di Biella
contribuissero a mettere a disposizione strutture per affrontare l’ondata di
arrivi.
Un appello che mi sento di rinnovare,
perché l’emergenza non è cessata:
oggi il Biellese ospita quasi 500 profughi e ne ha viste transitare nel solo
2015 circa 900.
E non sono cessate nemmeno le
cause, dalle guerre civili alla voglia di
costruirsi un futuro migliore, che spingono così tante persone lontano dalle
loro case
Marco Cavicchioli
Sindaco di Biella