Il Chirone Community News Bollettino 7 | Page 15

Profilo della gattara Antropologicamente, psicologicamente, socio- logicamente, la gattara è una figura completa- mente diversa da chi ama il proprio gatto e, ancor più, da chi alleva gatti di razza. Nemmeno una donna che vive con molti gatti è una gattara, al massimo è una gattofila. La reciproca passione tra donne e gatti, argomento trattato spesso in modo frivolo, poggia su solide basi etologiche. La gattara però non si dedica a un gatto, et tanto meno a un suo gatto, ma ai gatti. A tutti i gatti, ai gatti in quanto tali. La differenza non è soltanto quantitativa, ma qualitativa: il plurale è una universalizzazione. Dare da mangiare ai gatti liberi può sembrare una pratica spontanea e casuale, in realtà, è quasi sempre molto organizzata, dal procacciamento dei cibo alla sua distribuzione. A seguito della legge 281, inoltre, nutrire i gatti implica una notevole attività sociale (relazioni con le istituzioni, comuni, vigili, Aziende sanitarie locali ecc.), e implica la capacità di riconoscere le gerarchie e i responsabili dei vari settori ri (per esempio, nel caso di scuole, capire se sono di competenza comunale o provinciale o statale e quale è la Asl di riferimento; nel caso di cantieri, capire chi è il responsabile, chi decide sul campo e chi negli uffici, chi è il proprietario e quale è l’assessorato competente e così via). La gattara ha dovuto anche imparare quali sono le leggi, la differenza tra Provincia e Comune, che La gattara di oggi ha la legge dalla sua e lo sa. La gattara di oggi vede le figure che prima erano nemiche, i veterinari pubblici (il cui compito, in passato, era reprimere e ammazzare gli animali), il sindaco, i vigili, la polizia, come suoi aiutanti. Q ueste figure in passato viste come ostili sono ora di fondamentale importanza nella lotta verso le ostilità rivolte ai gatti e nella lotta all'abbandono e al randagismo. I nfatti prima della legge 281 bisogna ricordare che uno dei compiti tragici che la gattara si assumeva era quello di uccidere i gattini neonati. Il criterio, solitamente, era di ucciderli prima che aprissero gli occhi. Molto usato era il metodo di affogarli, ma c’era anche chi li metteva nel freezer. La gattara “doveva” uccidere i gattini per evitare che la popolazione e la sofferenza dei gatti crescesse a dismisura. In so particolare, cercava di scegliere ed eliminare le neonate femmine, desti- nate a riprodurre altre creature destinate alla sofferenza. Attualmente per fortuna non è più cosi.La gattara moderna agisce con la prevenzione, fa sterilizzare le gatte (anche i maschi, ma questo è meno urgente). In questo modo cerca di interrompere il flusso delle nascite e dunque delle sofferenze e delle morti . Questo cambiamento nella gestione dei randagi ha una grande utilità pratica, ma anche simbolica, la sterilizzazione chiude la fonte della vita per evitare il st dolore e la morte. Molte gattare lo dicono anche espressamente, e può sembrare paradossale, il loro desiderio è che non ci siano più gatti randagi!!!!!!!!!!! 15