IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 9

Mi si volle far pure presente che la trama della novella avrebbe potuto costituire una piéce atta a valorizzare l’habitat della Daunia fine-ottocento con le aspirazioni e gli ideali degli intelletti più lungimi- ranti a quel tempo, specialmente nel campo dell’agricoltura, importan- tissimo per lo sviluppo del territorio (non si trascura, abilmente, di evocare l’olio prodotto dagli ulivi provenienti dalla Provenza): e, quindi, trasportare il racconto dalla mera fantasia alla realtà scenica. E, qui, fui indotto a richiamare alla memoria il Pirandello prima maniera, che col teatro dello specchio volle e seppe raffigurare la vita vera, crudele e dolorosa, senza rispetto umano, sì da promuovere l’evoluzione morale e sociale di quanti in quello specchio avessero avuto la ventura di riflettersi. Sopraggiungeva, quindi, il Pirandello del metateatro , quello dei Sei personaggi in cerca d’Autore e, sulla leggenda del Principe s’in- nestava quella del Brigante, con sei personaggi, anche stavolta, sta- gliantisi sul palcoscenico della memoria, pronti a far trasformare il mondo davanti al lettore-spettatore: il principe ed Elisa, co-protagoni- sti; il brigante, antagonista; Elisabetta ed Ugo, attori nel ricordo; ed, infine, il medico Guglielmo che fa procedere, in maniera del tutto pi- randelliana, l’invisibile personaggio principale e conclusivo, conferendo al dramma carattere semiserio e grottesco ad un tempo: l’umbratile, eppure invincibile ed onnipresente, Morte. Quella stessa morte che, allo spirare della sua esistenza faceva esclamare al sommo Dramma- turgo di Girgenti, nell’atto di dar coraggio al proprio medico: « Non abbia tanta paura delle parole, professore, questo si chiama morire »;