IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 51
forte agitazione, il mondo aveva iniziato a girare, e lui riu-
sciva a vedere solo Elisa, poi più niente.
Si era perso dentro se stesso, senza riuscire più a distin-
guere il passato dal presente, completamente assorto a il-
luminare con una flebile lanterna il buio che aveva dentro.
Il tempo di colpo si era fermato. Lo spazio si era tra-
mutato in una distesa che si estendeva confusa davanti alla
sua mente. I pensieri incontrollabili volavano: ─ sono an-
cora a Parigi? Adesso sto baciando Elisa per la prima volta,
si ritrae un istante, le guance le sono diventate rosse,
adesso mi bacia ancora, si lascia andare, le mie mani scor-
rono per i suoi fianchi. Dentro di me sento la passione
bruciare. – A casa piango, piango tutta la notte ricordando
Elisabetta, un senso di colpa mi devasta, come un’infedeltà
consumata, come se avessi tradito la sua memoria. La sua
memoria che per sempre resterà in me e mi accompagnerà
per tutta la vita. – Vedo la mia terra, come stessi volando,
vedo i miei campi, l’erba crescere silente, i colori, gli odori,
i sapori. Tutto si mischia inebriandomi, rivedo ogni cosa,
ogni uomo che è passato su queste zolle, la storia dipa-
narsi, estendersi su Torremaggiore, San Severo, San Paolo.
Le mie terre, i miei ricordi che si uniscono a quelli dei miei
antenati. Penso alla mia gente, alla sofferenza, alla fatica. I
contadini prima restii alle nuove macchine scoprire di po-
ter vivere un po’ meglio, soffrire un po’ meno grazie alle
innovazioni della tecnologia. Il mondo mutare vertigino-
samente e prodigiosamente davanti a noi. I cavalli sostituiti
dalle auto rumorose, le carrozze sparire piano piano; solo
la mia terra restare la stessa. – Torno a vedere i cavalieri
templari, i Borbone, l’invasore Garibaldi, le pretensioni
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