IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 50

quello che provava. Ma non ci riuscì. Michele capì che non stava bene, c’era qualcosa di più oltre ai malesseri della vecchiaia, vide nello sguardo dell’amico una tristezza che non poteva essere nascosta, una tristezza che traspariva dal sorriso forzato, dalle la- crime trattenute. Ma si sentì sereno mentre pensava. ─ Guglielmo, vecchio mio, cosa fai piangi? Piangi per questo derelitto? Per questo vecchio decrepito, per l’ul- timo Principe di San Severo … Sei un buon amico, e quelle lacrime che nascondi me le porterò nella tomba, saranno per me gioielli, pegno d’amicizia da mostrare a Dio. Tutti dell’entourage iniziarono a rendergli visita l’uno dopo l’altro. I servi, le cameriere, alcuni contadini che la- voravano nelle sue tenute. Arrivarono anche i signorotti borghesi da tutte le contrade circostanti. Michele non sapeva nemmeno più quanti giorni fos- sero passati. Giorni, forse ore, minuti, mesi, non sentiva comunque la fine così vicina, sentiva di poter lottare an- cora, gli sembrò buffo vedere tutta quella gente preoccu- parsi per lui, continuò a far finta di niente, continuò a cer- care di capire cosa fosse successo. C’era stata una cena … ecco, adesso ricordava, aveva mangiato a sazietà, aveva riso e scherzato ricordando i tempi andati, si era sentito vivo, profondamente vivo, poi qualcosa era accaduto, di colpo, senza preavviso, aveva sentito le forze venire meno, il corpo svuotarsi, cadere a terra come non fosse più suo, c’erano state delle grida, una - 40 -