IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 41
Aveva temuto quei ricordi che non l’avevano mai ab-
bandonato del tutto e che adesso erano tornati, come ad
accomiatarsi e dargli un addio.
Ansimava sentendosi pervaso da sentimenti disperati.
Poco a poco il ritmo del cuore andava calmandosi, mentre
il respiro diventava più pesante. Pensò di essere arrivato
alla fine di quelle visioni e della vita, trascorsa troppo in
fretta e dalla quale non voleva staccarsi, che gli passava
davanti come in un caleidoscopio. Quelle rimembranze
erano l’ultimo grido di una vita trascorsa con orgoglio ed,
allo stesso tempo, colma di orrori e di disperazione … Se
poteva finire così, con Elisa al suo fianco, con la sua terra
rinata, forse … forse gli andava bene così.
Quel giorno pranzò con lei e ad ogni gesto, ad ogni so-
spiro non potè fare a meno di vedere la sua bellezza, di
perdersi dentro ai suoi occhi. La sala da pranzo era sfar-
zosa, di uno sfarzo che sembrava arrivare da un’altra
epoca. La lunga tavola di legno intagliato, le mura affre-
scate, la schiera di servitori intorno a loro come alla corte
di un re. Era il lusso di un’epoca passata, era una tradizione
che stava per scomparire, erano le ultime luci di un’epoca.
Un nuovo secolo stava per cominciare, avrebbe spazzato
via tutto, avrebbe portato via ogni segno, ogni traccia dei
tempi passati.
─ Sei meravigliosa – le disse poggiando la forchetta sul
piatto. ─ Sei davvero meravigliosa.
Elisa sorrise, quasi imbarazzata.
─ Sei tu che sei meraviglioso Michele, lo sei sempre
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