IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 40
onde, i bambini … i bambini erano caduti in acqua, Elisa-
betta aveva tentato di salvarli … Quando i marinai ripre-
sero il controllo del vascello non c’era più traccia di loro,
Elisabetta e i bambini erano stati inghiottiti dal mare, men-
tre cercavano di raggiungerlo, mentre venivano da lui.
Michele capì che non ce l’avrebbe fatta, vide il mondo
crollare, la sua vita finire, i suoi sogni sgretolarsi, la sua
anima morire.
Arrivò l’alcool, il trascinarsi da un locale all’altro, urlare
nella notte fino a fare arrivare i gendarmi per scontrarsi
ancora.
“Sono un principe, non osate toccarmi!”
Le notti in questura, le notti sveglio a guardare il
cielo diventare sempre più nero e ancora, la disperazione, le
lacrime … e lacrime … e lacrime!
Si svegliò con la faccia bagnata, le lenzuola erano fra-
dice di sudore, si sentì male e percepì di nuovo tutto quel
malessere che da mesi lo attanagliava, se lo sentì crescere
dentro, prendere corpo in ogni punto della sua pelle, si
sentì morire, pensò di essere già morto troppe volte, pensò
ancora a lei, ai due germogli che non aveva potuto veder
crescere, stringere, vedere diventare qualcosa di se stesso.
Il sapore salato delle lacrime gli scivolava piano sulla
lingua, la gola contratta come se avesse urlato, l’aveva so-
gnata, Elisabetta, Parigi, il dolore.
Nelle sue peregrinazioni notturne, nei suoi ricordi, nei
suoi pensieri non gli era stato risparmiato nemmeno que-
sto.
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