IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 30

le cose a nostro favore. ─ Non si contratta col nemico, quelli ci vogliono pren- dere tutto! ─ E il Papa? Il Papa non fa niente? – Avranno com- prato anche lui! Anche chi non osava parlare era consapevole che stava succedendo qualcosa, non erano i moti, niente che si fosse potuto reprimere, non c’erano più concessioni da fare o false promesse da propinare al popolo. Era la Storia che avanzava. Qualcosa si era mosso in tutta l’Europa, qualcosa di immane ed eccezionale. Deci- sioni segrete erano state prese in tutte le città, mani si erano strette, bocche si erano chiuse. Era un movimento di liberazione che non poteva essere fermato. Il vento che soffiava ancora dalla Francia aveva scatenato una valanga inarrestabile che non si sarebbe fermata. Fu quel giorno, fu lì, a quella riunione che si iniziò a pensare di nominare un uomo, un uomo singolare, che po- tesse guidare una forza di resistenza e di reazione. Ci voleva qualcuno che conoscesse bene le terre, con un’ascendente sugli altri, qualcuno che sapesse attaccare, combattere e poi sparire ed attaccare ancora. Michele sentì un brivido, uno sconforto riempirgli il cuore. Mentre ascoltava quelle parole, gli tornarono in mente quegli occhi, quello sguardo fisso dentro di lui, quella rabbia, quella furia, quella potenza … Non parlò, non era ancora il momento, avvenne più avanti nel tempo, avvenne quando i Piemontesi imperversa- vano nelle strade senza che l’esercito borbonico oppo- nesse resistenza. Tutto, ormai, appariva perduto. Stranieri - 23 -