IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 26
sguardo vide la sua figura riflessa nello specchio. Era di
nuovo il principe, il principe che conosceva da una vita,
quel principe forte e deciso che sprezzante calpestava la
terra, che aveva affrontato ogni avversità, sfidando il
mondo e il destino, lottando con tutte le forze, che gli
erano sembrate sovrumane.
Discese senz’alcun aiuto, nemmeno di un bastone, la
scalea, pieno di orgoglio ad ogni gradino, e si ritrovò nel
salone; i suoi passi rimbombavano vibrando nell’aria.
─Portatemi fuori – esclamò – voglio vedere la mia terra!.
Subito accorse una cameriera seguita da alcuni servitori,
─ signore … non credo che … ─ E continua a non cre-
dere! ─ incalzò subito Michele con un sorriso beffardo.
─ Chiamatemi Giovanni e ditegli che oggi andiamo per
le nostre terre.
─ Ma signore … – una delle donne tentò di fermarlo,
ma con uno sguardo la gelò prima che potesse terminare,
poi si addolcì, le prese la mano e disse: sono un vecchio
mia cara, apprezzo il tuo gesto, non te ne vergognare; ma
devo vedere la mia terra … ai vecchi vanno lasciate le loro
abitudini ed ascoltati i loro capricci, altrimenti … ne
muoiono … grazie della premura. Le baciò la mano, sor-
ridendo ancora come se guardasse una nipote o una figlia.
Si voltò di scatto lasciando ondeggiare il grosso man-
tello che si era buttato sulle spalle, a vederlo incedere nella
stanza sembrava di vedere di nuovo l’ultimo principe di
San Severo, lo stesso che era stato esiliato per poi tornare
a cambiare le cose, rivoluzionando il sistema agricolo,
osteggiando i Savoia, tentando di difendere quello che sen-
tiva suo, quello che vedeva come un oltraggio, un sopruso
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