IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 15

che Elisa … Era a casa, nella masseria di Cammarata … Fuori il sole irraggiava incessante sulle terre di Torremaggiore e San Severo, si potevano udire i rumori indistinti provenienti di lontano nei campi, il chiacchiericcio dei contadini, il par- lottio dei cortigiani. Michele mise i piedi nelle pantofole di cotone, sentì le forze che gli venivano meno, strinse i denti e alla fine riuscì ad avvicinarsi alla finestra per guardare fuori … La mia terra pensò, questa terra così forte, questa terra che sopravvive sempre a tutti, nonostante tutto … era co- sciente e rassegnato a quell’Italia che si andava formando, dove l’antica nobiltà borbonica era stata colpita a morte, ridotta nei suoi titoli e nei suoi averi, costretta a compro- messi per sopravvivere e coesistere con il nuovo regno alle porte. Rammentò le discussioni con il fattore per mettere in pratica le nuove tecniche agricole, per applicare la scienza che aveva studiato e conosciuto negli anni trascorsi in Francia. I suoi contadini titubanti che rimanevano amma- liati dalle nuove meravigliose macchine importate dall’estero che proprio lui aveva fatto arrivare a rivoluzio- nare l’agricoltura locale. Scrutò la campana che si estendeva davanti alla masseria, ripensò a tutto quello che lui e quelle terre avevano vis- suto, ripensò ad Elisabetta, il primo amore della sua vita, la vide camminare scalza tra gli ulivi. Rivide i suoi sorrisi, i suoi sguardi ammalianti … Questa terra non morrà mai, disse fra sè. I miei pen- sieri, i miei ricordi, rimarrano tutti per sempre in questo - 11 -