I PIACERI DELLA VITE NUMERO 4 - SETTEMBRE 2017 | Page 84

nandomi su una di quelle stupende spiagge siciliane o salentine . Guardando bene , in frigo c ’ è solo un bottiglia di Raboso . Un vino Rosso , con fuori 40 gradi . Da dove salta fuori ? Ah si , ricordo , lo presi a Zagarolo . C ’ era anche la Produttrice . Lei era la tipica veneta , di quelle tutto sorriso e aperture , con quell ’ accento strusciato e cantilenante che non conosce mezzi termini , o fa simpatia o li ammazzeresti … lei faceva simpatia , e molta . Parlammo di FIVI e dell ’ essere contadini e , dopo il terzo bicchiere , anche di come il vino può salvare il mondo … molto di più del mio peroncino ! Ok , ci sta , stappo il Raboso . Almeno è bello gelato . E speriamo che Désirée Bellese non se la prenda per questa degustazione un po ’ fuori dalla righe , senza nemmeno rispettare la temperatura di servizio . Ne verso un primo calice . Non è profumato , ma è di quell ’ acido buono ed è fresco , freschissimo . Ogni sorso dona piccoli brividi alla bocca . E il fatto che non abbia il corpo di un Brunello del ‘ 73 lo rende ancor più adatto allo scopo . Questo vino rinfresca , da speranza e dopo un po ’, con il crescere della temperatura , anche qualche buon profumo di marasca , forse ribes . Faccio ampie sorsate . Il Raboso non si fa pregare e si unisce bene un po ’ a tutto . Con i fichi poi è una goduria , ne smorza la sfacciataggine , li ingentilisce . Un paio di calici chiamano il terzo , perché con la pancia piena il Raboso da il meglio di sé . Così mi allungo sulla sdraio a godermi l ’ ultimo calice . Oddio , la bottiglia sarebbe da finire . Ma no , siamo responsabili . Va bé , ancora un dito e rimetto il Raboso in frigo . Porca miseria che caldo . Ok , allora ancora un goccio e a letto . Caldissimo … ultimo goccio … e un altro ancora … ■
Jaco , la Sardegna e un sogno al Vermentino di Gallura .
Jaco fa girare il suo bicchiere e vi poi avvicina il naso . I profumi diventano solidi , gli vorticano attorno , lo rapiscono e come un turbine lo trasportano sulla strada che da Santa Teresa di Gallura porta a Castel Sardo . A destra c ’ è un mare potente e imponente , evocativo , che porta brezza fresca mista a sale . A sinistra c ’ è la macchia mediterranea che lentamente si alza fino alle pendici di colline rocciose dalle forme lisce e sognanti . Dalla terra arriva calore misto di profumi , erba e terra . Jaco si gira indietro , verso la stradina appena percorsa che dalla spiaggia sassosa porta alla strada . Lei sale con lentezza . Ha un bikini nero a triangolini , la pelle tesa , il sole le illumina gli occhi , i capelli ancora bagnati e intrisi di sale le escono dal cappello di paglia accarezzandole il viso e le guance impreziosite da impercettibili lentiggini dovute al sole . Nonostante la stanchezza il suo sorriso è in modalità sempre acceso . E lì , proprio dove si trova Jaco , mare e terra si incontrano , con il sole che rafforza l ’ aria al punto che sembra di nuotarci dentro . Proprio in quel punto si è creato il sogno di lei , fatta d ’ aria , sale , mare , terra , rocce ed erbe … Lei è ignara del miracolo che le dà forma e vita e si siede al tavolino apparso lì in mezzo a quella strada , in mezzo a quel sogno . Sul tavolino c ’ è un Vermentino di Gallura dell ’ Agricola “ La Neula ”. Fresco e corposo , con lo stesso spessore , sapore e profumo dell ’ aria di quel punto magico , in cui terra e mare si toccano . Improvvisamente Jaco riapre gli occhi . Intorno a lui ci sono tante persone , in una lunga tavolata chiassosa ed allegra . La bottiglia è finita , ma lui ne ha ancora un sorso nel bicchiere . Lei è lì vicino . Lui le porge il bicchiere . Lei lo annusa e lo beve . “ Buonissimo ” esclama e , per un secondo , le brillano gli occhi . E poi continua a parlare di altro … ■
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