I PIACERI DELLA VITE NUMERO 4 - SETTEMBRE 2017 | Page 76

in fase di prenotazione del tavolo . In linea di principio , quello appena descritto potrebbe sembrare l ’ iter più corretto da seguire , eppure in tantissimi , sia tra i ristoratori che tra gli stessi clienti , hanno esternato perplessità o addirittura una chiusura totale anche verso una tale dinamica . Per molti infatti questa è semplicemente una pratica di cattivo gusto , un gesto che innanzitutto manca di rispetto al ristoratore stesso , che è lì per lavorare e vive anche dei ricarichi sulle bevande , vino incluso . Tesi più moderate , dall ’ una e dall ’ - altra parte , ne giustificano la legittimità soltanto in determinati casi , come ad esempio quando la bottiglia sia particolarmente pregiata o comunque non sia presente nella carta , fermo restando il pagamento di un contributo per il servizio offerto dal ristorante . Secondo alcuni tale contributo non dovrebbe superare i 5 euro , per molti dovrebbe valere quanto il costo della bottiglia più economica presente in carta , ma per tanti altri andrebbe calcolato in percentuale sul valore delle bottiglie consumate . Eppure nella pratica capita anche che i ristoranti applichino poi un sovrapprezzo sul conto finale che a volte anche risulta essere sproporzionatamente elevato rispetto all ’ effettivo servizio ricevuto : una sorta di “ tassa ” pensata per disincentivare tale pratica senza tuttavia rifiutarla in toto , cosa che rischierebbe di far perdere definitivamente il cliente . Come premesso , è ben lungi da noi volerci schierare in favore delle ragioni di una delle due “ fazioni ”. Anche perché , nell ’ infinito dibattito tra sostenitori e detrattori del
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