I PIACERI DELLA VITE NUMERO 4 - SETTEMBRE 2017 | Page 75

nel titolo. Anche perché si potrebbe finire per discutere ad oltranza sulla legittimità delle tesi dall’una e dall’altra parte, senza riuscire a definire una “buona norma” che possa mediare le esigenze del cliente e del ristoratore. Partiamo però subito col dire che portarsi al ristorante la propria bot- tiglia da viene visto molti clienti come un diritto sacrosanto. I so- stenitori più radicali di questa tesi rivendicano la necessità di approv- vigionarsi di vini della propria canti- na prima di raggiungere il ristorante a causa di ricarichi troppo elevati e spesso immotivati. Una posizione molto chiara e parzialmente con- divisibile, ma alla quale, d’altro canto, si potrebbe semplicemente obiettare come in quei casi sia suf- ficiente prenotare in un altro posto. Tuttavia, per tanti altri, l’andare “a cena fuori” viene visto essenzial- mente come la possibilità di usu- fruire di una cucina diversa e più elaborata e l’attingere dalla sola dalla cantina del ristorante per i vini da abbinare non viene sempre visto come un passaggio obbligato e im- prescindibile. Anche perché molti locali, anche di alto livello, non sempre hanno al proprio interno un sommelier o comunque una figura sufficientemente competente per consigliare il vino più adatto. Se poi a tutto questo aggiungiamo anche il fatto che molto spesso le carte dei vini non sono molto fornite o, peg- gio, a volte sono assenti, si capisce perché spesso un cliente appassio- nato ed esigente finisca per portar- si da casa le bottiglie da abbinare alla cena per andare sul sicuro. Ovviamente, buona norma sarebbe quella di verificare sempre che il locale scelto preveda la possibilità di accettare bottiglie “esterne” e co- munque il tutto andrà concordato preventivamente con il ristoratore 82 75